Fuorigrotta. Cosa c’era prima dello stadio San Paolo?


Uno dei luoghi più affascinanti di Napoli, che ha dato vita a numerose storie e leggende, è la Crypta Neapolitana. Una galleria scavata nel I secolo a. C. sotto la collina di Posillipo, per volere di Marco Agrippa, che aveva come scopo di agevolare il percorso tra Neapolis e Puteoli. La leggenda narra che Lucio Cocceio Aucto, architetto e ingegnere di Cuma, riuscì a costruire questo tunnel in quindici giorni con l’aiuto di soli cento uomini. Ma se da una parte la galleria ha ispirato racconti di ogni tipo, dall’altra ha dato il nome a due importanti quartieri del capoluogo campano. Già al tempo degli antichi romani erano conosciute le zone che si trovavano alle uscite est e ovest della Grotta, così la località a oriente fu chiamata Piedigrotta, quella situata a occidente Fuorigrotta, dal latino “foris cryptam. Oggi la Crypta Neapolitana non è più utilizzata per collegare Napoli e Pozzuoli poiché è stata sostituita dalla galleria Quattro Giornate, che sfrutta la Grotta Nuova costruita tra il 1882 e il 1885, e dalla parallela Galleria Laziale, edificata nel 1925.

Fuorigrotta nel 1953

Nel I secolo a. C., prima che la Crypta fosse ultimata, l’antica Fuorigrotta era sotto il potere della gens Marcia e per questo motivo era chiamata Marcianum” ed era conosciuta per essere una terra resa particolarmente fertile dalla cenere eruttata da piccoli crateri sparsi per la valle. A collegare ulteriormente questa zona con Napoli dopo la “via per cryptam”, che si serviva cioè della Crypta Neapolitana, fu costruita anche la “via per colles” o “via Antiniana”, che dalla zona della Solfatara imboccava via Terracina, saliva al Vomero passando per Antignano e scendeva poi verso il centro storico all’altezza di San Domenico. Grazie alla realizzazione di queste due strade, “Marcianum” divenne un nodo viario sempre più importante al punto che i romani decisero, nel II secolo d. C., di costruirvi un complesso termale alimentato dall’acquedotto del Serino. Per capire ulteriormente la rilevanza di questa zona, sappiate che come si legge in un passo del “Chronicon Episcoporum Neapoletanorum”, vi fu sepolto nel 305 d. C. San Gennaro. Le cui spoglie saranno poi portate a Capodimonte circa cento anni dopo.

stadio San Paolo

L’attività agricola si ridusse molto in seguito al bradisismo che colpì la zona nel X secolo, così durante il viceregno spagnolo l’area fu destinata ai militari. Con il passare dei secoli Fuorigrotta continuava a non essere considerata come importante sede di insediamenti urbani e a presentare caratteristiche prettamente rurali, nonostante la costruzione della Galleria Quattro Giornate e l’entrata in funzione, nel 1897, di un primo tratto della ferrovia Cumana (poi Circumflegrea). Si iniziarono a vedere trasformazioni edilizie con la costruzione della stazione di Mergellina, a cui poi seguirono quelle dei Campi Flegrei e di Pozzuoli. L’elemento decisivo che, intorno al 1910, convinse gli amministratori di Napoli a bonificare e urbanizzare i villaggi periferici di Fuorigrotta e Bagnoli, fu l’inizio della costruzione dello stabilimento siderurgico. Nel 1931 Mussolini affidò a Napoli l’organizzazione della “Mostra triennale delle terre italiane d’Oltremare”. Fuorigrotta fu scelta per accogliere la nuova struttura e fu per questo quasi interamente demolita e ricostruita. Oggi però se chiedete a un napoletano qual è l’impianto simbolo di questo quartiere, vi risponderà probabilmente lo stadio San Paolo, inaugurato come stadio del Sole nel 1959.

Fonti: Patrizia Basso, “Via per montes excisa: strade in galleria e passaggi sotterranei nell’Italia romana”, Roma, “L’Erma” di Bretschneider, 1997; Franco Strazzullo, ‎Manuela Incerti, “L’antica via del Marzano a Villanova”, Napoli, Arte tipografica, 1994; Ernesto Mazzetti, “Mare”, Napoli, Guida, 2006; “Napoli e la Campania”, Milano, Touring Club italiano, 2002.


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