La Certosa di Angri: il capolavoro dimenticato


La Certosa di “San Giacomo di Pizzauto” conosciuta comunemente come “La Certosa di Angri” è uno dei luoghi simbolo della cultura e dell’arte del Mezzogiorno, ma da anni versa in uno stato di completo abbandono. L’antica struttura negli anni è stata colpita dalle guerre, e dal terremoto del 1980, oltre ad essere vittima di vandali e ladri che hanno addirittura smontato e portato via una scala di piperno che si trovava all’esterno.

Certosa di Angri, gioiello dimenticato

La Certosa è solo uno dei tanti gioielli che costituiscono il patrimonio culturale italiano che avrebbe bisogno di essere “adottato” da qualche amministrazione pubblica o da qualche privato per rinascere e diventare un prezioso attrattore culturale per il Sud Italia. Oggi, invece, la Certosa, completamente fatiscente e abbandonata, rappresenta un vero e proprio pericolo soprattutto nella parte posteriore, dove transitano molte persone, oltre a bambini che giocano nelle vicinanze dell’edificio. Il pericolo di un crollo non è da trascurare in quanto, la struttura è stata privata del tetto è soggetta ad infiltrazioni di acqua piovana.

Come riportato da Epyka.eu, la ricostruzione della storia della Certosa la dobbiamo al lavoro del Prof. Gerardo Sorrentino che ha voluto dedicare un libro allo storico edificio. 

La Certosa di San Giacomo di Pizzauto situata nel comune di Angri, ai confini con Sant’Antonio Abate in Via Pozzo dei Goti, riferimento questo allo scontro finale tra Goti e Bizantini avvenuto nel 553 d.C. sui Monti Lattari. Questa strada è un tratto dell’antica Nuceria-Stabiae che fu seppellita dall’eruzione del Vesuvio avvenuta nel 79 d.C., la strada fu poi ripristinata dall’imperatore Adriano nel 121 d.C., come testimoniato da una iscrizione rinvenuta su un miliare trovato ad Angri nel 1950.

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Particolare della facciata, foto di © Fioravante Gargiulo

Storia della Certosa di Angri

La Certosa fu fatta costruire tra il 1375 e il 1381 per volere di Giacomo Arcuccio, signore di Capri e gran Camerario del Regno Angioino, lo stabile faceva parte di un vastissimo feudo denominato “feudo di Cancelleria e Paludicella” donato poi ai monaci Certosini di Capri a cui l’Arcuccio nel 1371, per ringraziamento della nascita del figlio, fece costruire la Certosa di San Giacomo in Capri. Questo feudo comprendeva gran parte degli attuali comuni di Sant’Antonio Abate, Santa Maria la Carità ed Angri che in antico corrispondevano alla parte Nord-Est dell’ager Stabianus. Il feudo fu poi trasformato dai monaci in una grangia, cioè una grande azienda produttiva, per lo sfruttamento dei terreni. La Certosa di Pizzauto fu oggetto di contrasti fin dai suoi primi anni, motivo di tali contrasti era la parte del feudo con la denominazione “Marina-Margina”, perché esso non compariva nel “Privilegio” di re Roberto,  e quindi faceva apparire “Marina-Margina” come territorio marginale, perché impaludata. Questi contrasti durarono fino al XIX secolo. Della Certosa fa parte anche il fortilizio-masseria in località Monte de’ Monaci, infatti fino alla legge napoleonica del 1807, che decretò lo scioglimento dell’ordine dei Certosini e di conseguenza lo smembramento delle loro proprietà ai privati, fu utilizzato come sede dove i monaci curavano i loro acciacchi o si trasferivano durante il periodo estivo per ripararsi dal caldo. La Certosa passò in mani private, fu acquisita prima dal Cavaliere Andrea Dini, che la utilizzò come magazzino, in seguito dai principi Cerenzia Giannuzzi Savelli i quali, dopo averla lottizzata, la cedettero ai contadini del posto.

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Fortilizio-masseria, foto di © Fioravante Gargiulo

Nel 1988 la Certosa ottiene il vincolo dalla soprintendenza, ma da allora nulla è stato fatto per preservare la struttura. Il comune ha intrapreso un colloquio con i proprietari che ancora abitano all’interno della Certosa, con l’intento di acquistare la parte che ancora non è di sua competenza, infatti il comune di Angri è proprietario solo del 30% della struttura, il restante appartiene ancora ai proprietari. Dopo questa fase si procederà con una richiesta di finanziamento al Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

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Foto di © Fioravante Gargiulo

Fonti:
G. Sorrentino – E. C. Marino, La Certosa di S. Giacomo di Pizzauto e il feudo di Cancelleria rapporti con Gragnano – Lettere – Angri – Scafati, Materdomini (AV) 1990.

Foto gentilmente concesse da: © Fioravante Gargiulo


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