Maria Puteolana: la Giovanna d’Arco napoletana che difese la città dai pirati


Nei millenni, la guerra è sempre stata considerata una “questione da uomini”. In verità, la storia ha confutato spesso questa affermazione con personaggi femminili che hanno combattuto, eccellendo dove molti guerrieri virili fallivano. Dalle leggendarie Amazzoni della mitologia greca alle donne vichinghe che saccheggiavano ed uccidevano insieme ai loro uomini, dalla pia Giovanna D’Arco, che guidò i francesi contro gli invasori inglesi spinta da fede e patriottismo, alle brigantesse come Michelina de Cesare, che dopo l’occupazione piemontese diedero la vita per la libertà della loro terra.

Fra queste donne guerriere ce n’è una la cui storia si perde fra leggenda e testimonianze vere: Maria Puteolana. Sappiamo poco delle sue gesta eroiche e della sua famiglia. Sicuramente nacque a Pozzuoli e, nel XIV sec., sotto il dominio angioino, difese la sua terra dai pirati saraceni che la martoriavano senza tregua. Maria dedicò la sua intera esistenza a questa strenua difesa, fino a trovare la morte sopraffatta ed accerchiata dagli odiati nemici provenienti dal mare.

Il primo a parlarci di lei è Francesco Petrarca, che, nel 1341, su invito di re Roberto D’Angiò, si recò a Pozzuoli per incontrare la leggendaria eroina, da lui chiamata “virago Maria” per la sua verginità. In verità, il poeta aveva già incontrato la guerriera in un precedente viaggio a Napoli, quando lei era ancora una bambina. La donna che si trovò di fronte, però, del suo passato conservava ben poco e dalle bamboline era passata a spada e corazza. Scrive Petrarca in un’epistola: “Non pensava alle tele ma ai dardi, non all’ago e lo specchio ma all’arco e ai pugnali, non era accresciuta nella sua grazia dai baci o dai segni audaci dei denti ma dalle ferite e dalle cicatrici.”

Il poeta racconta anche di una particolare prova alla quale Maria sottopose i soldati che comandava e i curiosi che andarono a visitarla: pose a terra un enorme sasso ed un palo di ferro invitando tutti a smuoverli, ma, nonostante gli sforzi, nessun uomo riuscì a spostarli, mentre lei, con una semplicità impressionante, sollevò il macigno e scagliò la trave lontanissimo.

L’epistola di Petrarca è riportata anche dallo storico Giulio Cesare Capaccio nell’opera “Vera antichità di Pozzuoli”, del 1607. Lo studioso descrive anche il temperamento della vergine puteolana e la sua incredibile resistenza fisica: “Nelle guerre civili della sua patria andò vestita sempre da uomo e da soldato, e maneggiò con tanto valore l’armi che si era fatta a tutti formidabile. Dormiva quasi sempre in campagna, armata, pazientissima del freddo, del caldo e della fame, stimando in ogni tempo più soave ristoro il terreno, che la morbidezza dei letti, e per ornamento del capo femminile stimando più una buona celata che i ricci dei capelli o le reti d’oro.”


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