Ferdinando Palasciano: precursore ed ideatore della Croce Rossa


Ferdinando Palasciano nacque a Capua il 13 giugno 1815 e viene ricordato per aver dedicato la sua vita alla ricerca scientifica allo scopo di alleviare le sofferenze del genere umano.
Chirurgo e politico italiano, fu un uomo altruista dedito ad azioni filantropiche, nonché indicato come uno dei precursori ed ideatore della Croce Rossa Internazionale.
Ancora oggi la sua opera non è stata del tutto riconosciuta a dispetto di tutti i titoli accademici e scientifici acquisiti e dei tanti progressi attuati nel campo medico.
Già nel corso dei suoi studi seppe distinguersi, conseguendo tre lauree: in Belle Lettere e Filosofia, in Veterinaria e infine in Medicina e Chirurgia.

A trentatré anni, nel 1848, entrò nell’Esercito Borbonico come Alfiere Chirurgo durante i moti insurrezionali di Messina e si distinse per aver curato tutti i bisognosi senza alcuna distinzione tra alleati e nemici non seguendo quindi alcuna delle disposizioni del generale Carlo Filangieri.
Per questo fu deferito alla Corte Marziale rischiando la fucilazione per insubordinazione.
«Il mio dovere di medico è più importante del mio dovere di soldato» – queste le parole del Chirurgo che, ancora una volta misero in luce il suo spirito umanitario e il suo amore verso il prossimo tanto da sensibilizzare anche l’animo del Re Ferdinando II di Borbone, il quale decise di commutare la sua pena capitale in un solo anno di carcere da scontare a Reggio Calabria.

In seguito alla sua scarcerazione e alla caduta della monarchia borbonica, Palasciano espose liberamente le sue idee nel Congresso Internazionale dell’Accademia Pontaniana che si svolse a Napoli nel 1861 ribadendo quelli che egli considerava i principi fondamentali dell’umanità, ovvero la neutralità dei feriti: sostenne la necessità, durante i conflitti militari, di assistere e curare ogni soldato a prescindere dall’esercito d’appartenenza e aumentare il personale sanitario durante ogni battaglia.
Il suo discorso in nome dei feriti di guerra ebbe una vasta risonanza in tutta l’Europa, tanto da diventare uno dei principi base della Convenzione di Ginevra del 1864 che diede origine alla Croce Rossa.
Nel 1865 fu nominato Professore di Clinica Chirurgica presso l’Università di Napoli e nel 1882 fu fondatore, insieme al Prof. Albanese dell’Università di Palermo, al Prof. Loreta dell’Università di Bologna e al Prof. Bottini dell’Università di Milano, della Società Italiana di Chirurgia.

Fu riconosciuto come uno dei medici più competenti in Italia ed in Europa, eseguì migliaia di interventi di successo, a tal punto che molti malati si recarono a Napoli per farsi operare da lui e molti medici lo frequentarono per apprendere la sua tecnica altamente innovativa.
Nonostante la fama di cui godeva si dimise perché entrò in contrasto con il Rettore dell’epoca, Imbriani, per le cattive condizioni igienico-sanitarie in cui versavano diversi reparti del convento di Gesù e Maria dove erano stati trasferiti alcuni padiglioni della Facoltà universitaria.
Per la sua grande preparazione e destrezza nel campo medico fu convocato da Garibaldi affinché gli curasse una ferita al malleolo mediale dell’arto inferiore destro provocata da un arma da fuoco. Palasciano suggerì ai medici di Garibaldi di estrarre il proiettile ma il suo consiglio non fu preso in considerazione o quantomeno, non prima di tre mesi.
Tutt’oggi, al Museo di San Martino è conservata una fitta corrispondenza epistolare a testimonianza dell’amicizia che si instaurò tra il chirurgo e Garibaldi.

Dopo l’Unità d’Italia si dedicò alla politica con l’intento di dar maggior peso alle sue idee: fu deputato al Parlamento nella X, XI e XII legislatura, Senatore del Regno e Consigliere ed Assessore al Comune di Napoli.
Nel frattempo un numero considerevole di esponenti della medicina decise di porre le basi di quella che sarebbe poi diventata la Croce Rossa. Fu scelta la neutrale Svizzera come sede dell’organismo. E fu qui che Palasciano vide il tradimento della sua nazione: quando la Svizzera chiese ad ogni paese di inviare un proprio delegato per la firma del nuovo ente, l’Italia rispose nominando il dottor Baroffio e il capitano Cottrau come rappresentanti, noncuranti del suo operato nel corso degli anni.

A partire dal 1886 fu colpito da una grave demenza mentale che lo portò alla morte il 28 novembre del 1891. Durante gli anni della sua malattia fu assistito da pochi amici e dalla moglie Olga de Wavilow, una nobile di origine russa. Fu sepolto nel quadrato degli uomini illustri nel cimitero di Poggioreale.


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