Comme facette ‘a nonna: la scopa di saggina e i riti per purificare la casa

William Henry Fox Talbot - The Open Door, 1843


Gli antichi lo sapevano bene: prima di iniziare qualsiasi attività bisognava purificare il sito o scongiurare il malcontento degli dei. Così prima di erigere un tempio o un edificio pubblico chiedevano il parere degli auguri, sacerdoti che consultavano il volo degli uccelli. Oppure gettavano monete nelle fondazioni di una costruzione.

Molto spesso si dipingevano simboli magici sulle porte delle proprie abitazioni, oppure degli enormi occhi apotropaici contro il malocchio, pratica che si perpetua ancora nei paesi arabi, oppure appendevano sullo stipite della porta ramoscelli di rosmarino, erba purificatrice per eccellenza.

Le nostre nonne per liberarsi delle energie negative e della mala sorte, mettevano sempre nei pressi dell’ingresso della propria casa, una scopa di saggina. Ma non solo: effettuavano veri e propri riti per purificare gli ambienti domestici e per mantenere armoniose le energie.

Ma perché lo facevano? 

Le case, nel tempo, possono diventare un groviglio di energie negative derivate sia dagli inquilini che ci hanno preceduto che da influenze esterne. Le nonne usavano lavare il pavimento con acqua e sale, due potenti simboli di purificazione, elementi dell’acqua santa che eliminavano le influenze negative. E inoltre accendevano incensi ed erbe, quali rosmarino, mirra, salvia e lavanda, per alleggerire l’aria e rimuovere le negatività, oppure la Verbena, detta anche “erba di San Giovanni” per allontanare i malocchi e portare fortuna.

Ma un’altro rito importante era quello di spazzare il pavimento con la scopa di saggina (sorgo, pianta graminacea), quella delle streghe, per intenderci. Il gesto dello spazzar via le energie negative, è il motivo per cui pare sia nato questo tipo di scopa. Non tanto come strumento di pulizia ma per purificare i luoghi di culto, in primis.

Nell’antica Roma, durante le Antesterie, le anime dei morti tornavano sulla terra per far visita ai vivi che le accoglievano con vari riti: le “scopavano” fuori dall’uscio con l’atto simbolico di spazzare il pavimento. Attenzione però, mai spazzare dopo il calar del buio, perché con l’immondizia si butterebbe fuori di casa anche ‘a ciorta, la fortuna. Invece è fondamentale spazzare ogni angolo di casa dopo che un morto è stato portato al cimitero, questo perché l’anima deve andar via pulita e serena e non esser trattenuta in qualche granello di polvere.

Invece la scopa diventa un’arma pericolosa in mano ad una donna nubile, se lascia delle tracce di sporco prenderà un marito “zelluso” ovvero con pochi capelli e se spazzando si passa sui piedi di una donna senza marito la si costringerà a restare zitella a vita.


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI