Vino, il re di ogni tavola: ecco come si prepara la più nobile delle bevande


Il nostro paese è legato indissolubilmente al vino: basti pensare che i greci chiamavano l’intera penisola “Enotria”, terra del vino. I romani ritenevano che i vini migliori si producessero in Campania, specialmente nella parte settentrionale, e nel basso Lazio. Oggi, dopo 2000 anni, poco è cambiato: anche se Toscana e Veneto detengono numerosi primati nel settore, i vini campani restano fra i più pregiati ed esportati in tutto il mondo.

Un’altra cosa che non è mai cambiata nei millenni è il procedimento che c’è dietro una bottiglia di vino. Anche se al posto di mani, braccia e piedi vengono utilizzati macchinari sempre più automatici e complessi, gli stadi di lavorazione sono gli stessi di quando i primi uomini scoprirono la bevanda più famosa al mondo.

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La vendemmia, prima ed indispensabile parte di questo procedimento, è l’esempio di questa tradizione lunghissima. La maggior parte delle feste popolari e contadine è legata alla raccolta dell’uva matura, con gesti e movimenti invariati nel tempo. La Vendemmia avviene fra la fine dell’estate e gli inizi di autunno ed altro non è che la raccolta nelle vigne, come lo stesso nome racconta: deriva dall’unione dei termini latini “vinum“, vino, e “demere“, raccogliere.

vendemmia

Tale raccolta tradizionalmente viene fatta a mano e spesso sono i più piccoli a divertirsi nel girare nelle vigne per trovare l’uva migliore. Oggi esistono dei macchinari che raccolgono automaticamente tutti i grappoli, ma il loro grave difetto è quello di non selezionare e scartare gli acini meno adatti. Per questo motivo nelle migliori aziende vinicole le vendemmia viene realizzata ancora come millenni fa, raccogliendo a mano ogni singolo acino d’uva.

Anche la pigiatura avveniva senza l’utilizzo di macchinari: i contadini mettevano i grappoli nei mastelli e li schiacciavano con i piedi. Anche in questo caso, il lavoro veniva eseguito dai più piccoli che si divertivano a saltellare e giocare con il succo sporco. Oggi la pigiatura non avviene più con questo sistema, decisamente poco igienico per i canoni attuali, ma con specifiche presse. Dopo questo processo e dopo esser stato corretto con alcune sostanze, il mosto viene messo a fermentare in enormi tini.

Secondo “Le Ricette della nonna”, la fermentazione, meglio detta “vinificazione”, è la procedura più complessa. Può durare da un giorno ad una settimana, fino ad arrivare a dieci giorni, in base al vino da produrre. Inoltre, è in questa fase che si differenziano vini bianchi e rossi. I primi, infatti, vengono messi a fermentare dopo esser stati filtrati dalle vinacce, le bucce dell’uva, mentre per i rossi vengono lasciate anche quelle. In questo procedimento lo zucchero all’interno dell’uva si trasforma lentamente in alcol.

vino novello e castagne

Dopo questo periodo avviene la svinatura: il vino viene travasato e filtrato per levare ulteriori residui al suo interno. Dopo il travaso si aspetta un altro periodo di fermentazione. Dopo di ciò, il vino bianco viene direttamente imbottigliato, mentre quello rosso viene messo ad “invecchiare” per un periodo di tempo che può arrivare anche a cinque anni. Con l’imbottigliamento finisce il processo di lavorazione del vino. L’ultima azione è quella di procurarsi un cavatappi, buona compagnia, qualche bicchiere e trascorrere una grande serata gustando la più nobile e antica delle bevande.


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