“Dio è lungariéllo, ma nun è scurdariéllo”: quando si usa?


E’ raro che i napoletani nominino Dio: una forte religiosità ha annullato, nel linguaggio comune, qualunque tipo di bestemmia o blasfemia. Eppure, in casi molto gravi, non si può fare a meno di invocare un aiuto “dall’alto”. Così, può capitare che di fronte ad un’ingiustizia molto forte, un dolore particolarmente insuperabile, un napoletano possa alzare gli occhi al cielo ed esclamare che “Dio è lungariéllo, ma nun è scurdariéllo”.

Questo detto può essere interpretato in vari modi. Letteralmente significa che Dio può avere tempi lunghi per prendere un provvedimento, ma di certo non dimentica di farlo. Il modo più comune in cui viene usato è come una vera e propria maledizione. In questo contesto si tende a rivolgerlo ad una persona che ha commesso un torto grave verso il quale non si può più far nulla. Così si invoca la giustizia divina che, anche se lenta a realizzarsi, arriverà inesorabile ed inevitabile contro il malfattore.

Non sempre, però, un’ingiustizia è provocata da qualcuno: certe volte è solo una questione di sfortuna. In quel caso dire che “Dio è lungariéllo, ma nun è scurdariéllo” non è un anatema, ma una preghiera, una speranza. Qui la giustizia divina non si invoca per punire, ma semplicemente per risolvere il problema o per riportare luce in un momento buio. Anche se lento nella decisione, si spera che il Padre di tutti possa intervenire, alla fine, e non dimenticarsi di un suo figlio nel momento del bisogno.


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