Su Rai 3 luci ed ombre di Garibaldi: “Fu un eroe o un carnefice?”

Giuseppe Garibaldi con il tricolore


Oggi si celebra l’anniversario della nascita di Giuseppe Garibaldi. Per questa occasione, su Rai 3, è andata in onda una puntata speciale di “Passato e presente”, programma di approfondimento storico condotto dal giornalista Paolo Mieli, interamente dedicata all'”eroe dei due mondi” ed alla spedizione dei Mille. Il fulcro della disamina storica, però, non è stata la semplice e solita celebrazione della figura di Garibaldi, ma un’analisi più realistica sulla sua figura, fra luci ed ombre.

Gli interventi degli storici presenti come ospiti e dello stesso Mieli hanno fatto emergere realtà che, in genere, la storiografia scolastica ignora come, ad esempio, l’appoggio diplomatico e militare dell’Inghilterra alla spedizione dei Mille: le giubbe rosse non avrebbero vinto contro le truppe borboniche perché queste ultime arretrate e disorganizzate, ma perché rinforzate dalla potenza inglese.

Lo stesso Mieli ha ricordato l’appoggio mafioso alla spedizione, definendo i “picciotti” che favorirono l’avanzata delle truppe garibaldine come “protomafiosi”. Così come è stata esaminata la controversa figura del generale Nino Bixio e del massacro guidato da quest’ultimo nella cittadina di Bronte, uno dei tanti prezzi di sangue che il Meridione ha dovuto pagare per l’Unità d’Italia.

Sul finale della puntata si è poi analizzata la figura di Garibaldi su un piano più personale per capire se si trattasse davvero di un eroe o se la storiografia post unitaria abbia voluto semplicemente renderlo tale coprendone difetti e crimini. Nell’analisi lo stesso rapporto con la monarchia, il suo esilio precedente e successivo alla spedizione dei Mille e la visione che l’opinione pubblica aveva di lui al tempo immediatamente successivo alla campagna.

Nessuna rivoluzione storiografica: Garibaldi continua ad essere definito un eroe così come l’Unità d’Italia un’impresa estremamente positiva. E’ interessante, tuttavia, che i media nazionali inizino lentamente ad approcciarsi ad una visione storica più completa e libera dai dettami che per 150 anni l’hanno vincolata.


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