Video. La Funicolare Vesuviana: la prima in Italia ed unica al mondo


Jammo, jammo, ‘ncoppa jammo ja’… Jammo, jammo, ‘ncoppa jammo ja’… Funiculí – funiculá, funiculí – funiculá… ‘Ncoppa jammo ja’, funiculí – funiculá….” Così recita una famosissima canzone napoletana, nota in tutto il mondo, che venne commissionata al musicista Lucio Denza in occasione dell’inaugurazione della Funicolare Vesuviana, nata sul finire del 1800, prima in Italia e unica al mondo operante su di un vulcano attivo.

Risalire le pendici del Vesuvio è stato da secoli un’attrazione turistica ma allo stesso tempo faticoso, infatti le guide portavano i visitatori sulla sommità del vulcano a bordo di muli, seggiolini e lettighe. Come già abbiamo in un precedente articolo, fino al XIX secolo quando l’ingegnere ungherese, Ernesto Emmanuele Oblieght ebbe l’idea di costruire la funicolare. Il progetto fu redatto dall’ingegnere Olivieri e prevedeva due direzioni lungo le quali scorrevano altrettante carrozze del peso ciascuna di 5000 kg trainate da cavi d’acciaio grazie a delle macchine a vapore. Il costo dell’opera, completata nel 1880, ammontò a 435.000 lire. Il 6 giugno, verso le 5 del pomeriggio, fu inaugurata la funicolare del Vesuvio e al brindisi (nella litografia in fondo all’articolo) parteciparono il senatore Piedimonte, presidente della società esercente la linea, il sindaco di Resina ed il sindaco di Napoli.

Il 10 Giugno 1880 la Funicolare venne aperta al pubblico ed i nomi dei due vagoncini in servizio, che potevano trasportare 8 passeggeri ciascuno, erano Etna e Vesuvio. Il tragitto lungo 750 metri tra Stazione Inferiore e Superiore veniva percorso in meno di 10 minuti ed erano presenti due rotaie, una per il vagone in salita e una per il vagone in discesa, mentre successivamente la rotaia divenne unica per entrambi i vagoni ed fu dotata di un nodo di scambio.

L'Illustrazione Popolare, Vol.XVII, n.38 del 18 Luglio 1880, Litografia

L’Illustrazione Popolare, Vol.XVII, n.38 del 18 Luglio 1880, Litografia

Nel 1888 la Thomas Cook Group subentrò nella gestione della funicolare e l’avvento della nuova compagnia non fu dei più rosei. Infatti i Cook dovettero subire le pressanti richieste estorsive delle guide locali, che incendiarono una stazione, tagliarono i cavi e spinsero giù per il burrone una carrozza. Nel frattempo, il 28 Settembre 1903, la Thomas Cook, con un grosso sforzo economico, inaugurò la Ferrovia Elettrica del Vesuvio, una linea ferroviaria a trazione elettrica e a cremagliera che conduceva i passeggeri dalla Stazione Olivi (a nord di Pugliano) alla Stazione Inferiore della Funicolare.

Con la fine della guerra la Thomas Cook Group vendette gli impianti superstiti alla S.F.S.M. (Strade Ferrate Secondarie Meridionali S.A.) che nel 1947 la rimise in funzione. La SFSM (Oggi Circumvesuviana) per meglio gestire l’impianto creò la Società Ferrovia e Funicolare Vesuviana e nel 1953 la funicolare fu sostituita da una più moderna seggiovia. La seggiovia divenne sempre più inadatta al trasporto dei turisti, perché spesso inagibile a causa del vento, che faceva dondolare pericolosamente i sediolini, e perché incapace di trasportare le sempre più numerose comitive. Infine nel 1984, per i motivi succitati, anche la seggiovia fu fermata.

Nel 1989 la Regione Campania commissionò a Nicola Pagliara un progetto per recuperare la funicolare beneficiando dei fondi erogati in occasione dei Mondiali di calcio. Una volta ottenuti i permessi, furono avviati i bandi per acquistare le vetture ma nel frattempo, un gruppo di ambientalisti aprì una vertenza per chiedere la sospensione dei lavori e a distanza di molti anni, non si è ancora trovato o non si è voluto trovare un accordo. I favorevoli credono che la funicolare darebbe una grande spinta al turismo e permetterebbe di ridurre le emissioni dei mezzi di trasporto a benzina. I critici invece sostengono che la struttura peggiorerebbe il precario equilibrio ambientale del Parco nazionale del Vesuvio.

In basso due video condivisi su youtube e dedicati alla Funicolare del Vesuvio: il primo è una raccolta fotografica dei tre mezzi di trasporto che per decenni hanno permesso la risalita al vulcano e il secondo è un filmato tratto da un cinegiornale dell’epoca con suggestive immagini del percorso di salita.

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