“’O cippo a Furcella”: perché si dice così?


Ancor prima di identificare un vico, una strada e un quartiere intero, Forcella rappresenta un piccolo mondo a parte. Nulla a che vedere con le secolari immagini usate da sfondo sulle cartoline stereotipate da pizza, Vesuvio e mandolino, bensì una realtà vera e altrettanto accattivante. Vivacemente dipinta da migliaia di colori diversi; dalle sfumature più sgargianti del sole che si specchia nelle vetrine suggestive dei negozietti e che illumina le lunghe sfilate, sospese sopra le teste dei passanti, dei panni stesi ad asciugare, come solo nei vicoli di Napoli puoi ammirare. Fino ai toni più cupi del grigio; quello del fumo intenso dello smog, del contrabbando di sigarette, delle armi e della polvere degli esplosivi con cui la malavita ha intossicato quest’area, un tempo serena e pacifica. Forcella è sempre chiassosa e, per un motivo o per un altro, fa parlare continuamente di sé; ieri perché era triste, oggi perché è contagiosamente allegra e domani perché sarà di nuovo arrabbiata.

Un affascinante crocevia, non solo di strade, ma di volti, di umori e tradizioni. A Forcella si scontrano, ogni giorno, sonore e genuine espressioni di ilarità e sguardi affranti e irrequieti, dolci profumi di pietanze e amare esalazioni di inquinamento, suggestive melodie e frastornanti schiamazzi. Contraddizioni che nella nostra città riescono a convivere pacificamente come figli di una stessa madre, uguali e diversi. Conosciuto in tutto il mondo sin dal dopoguerra, questo piccolo grande quartiere, ha fatto da scenario in Adelina, primo indimenticabile episodio scritto da Eduardo De Filippo, per il celebre Ieri, oggi domani (1963) di Vittorio De Sica nel quale Sophia Loren interpreta una donna che per evitare la prigione per spaccio di sigarette di contrabbando continua a farsi trovare “cu ‘a panza annanze”, ovvero ad avere figli dall’esausto marito interpretato da Marcello Mastroianni. Una storia ispirata dalla reale vicenda di Concetta Muccardi, una contrabbandiera di Forcella che ha avuto ben diciannove gravidanze pur di non finire in prigione e ha continuato a svolgere il suo “mestiere” fino alla morte, avvenuta all’età di 78 anni nel 2001.

Una delle strade più popolate del centro storico di Napoli, Forcella è situata tra i quartieri Pendino e San Lorenzo a ridosso di via Duomo e tra Spaccanapoli e il corso Umberto. Un sito che, aldilà dell’alone negativo di cui è ingiustamente rivestito, è intriso di arte e storia e la sua visita è d’obbligo per i turisti che vogliono godere appieno della nostra città. Al suo nome è legata la storia ricca e centenaria del Teatro Trianon inaugurato nel 1911 dagli Scarpetta proprio dalla fortunata commedia Miseria e Nobiltà e che ha visto, nel corso degli anni, la presenza delle più importanti compagnie teatrali partenopee come i De Filippo, i Viviani, i Taranto, il grande Totò e altri. E all’omonima pizzeria, fondata nel 1923, dai coniugi Leone e frequentata dallo stesso Totò, Macario e Taranto che non resistevano all’invitante aroma della pizza, che si aggiudica ancora oggi la fama di essere tra le più gustose, detta ‘ a rota ‘e carretta’ per le sue dimensioni simili alla ruota di un carretto.

E ancora, il nome di Forcella è legato ad un modo di dire molto usato nel parlato napoletano: “S’arricorda ‘o cippo a Furcella” è un’espressione che ammonisce l’utilizzo di qualcosa di antiquato e obsoleto, perché fuori uso e non a passo con i tempi. Ebbene, sembra che il famigerato cippo starebbe ad indicare proprio un qualcosa di vecchio quanto l’antica Neapolis! Si riferisce infatti al gruppo di grandi pietre, il cippo, delimitate dall’alto cancello circolare che si erge di fronte al teatro, risalenti molto probabilmente al III secolo a.C, e facenti parte delle antiche cinta murarie di epoca greca.

Ma veniamo al significato di Forcella o Furcella come la chiamano i napoletani; l’origine di questo odonimo è tutt’oggi dibattuta. Più probabile e accreditata è l’ipotesi che fa risalire il nome alla forma che la via assume, diramandosi ad un certo punto andando a creare un bivio a Y, che somiglia proprio ad una forcella, strumento utilizzato nel lavoro di uncinetto. Un’altra ipotesi è legata allo stemma del seggio (o sedile), la tipologia di istituzione amministrativa, prima dei Municipi, in vigore dal XIII al XIX secolo, che per Forcella aveva la forma di Y, simbolo che richiamava l’emblema della scuola di Pitagora, al tempo presente nella zona.


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