La campagna elettorale nell’antica Pompei: come si svolgeva senza la TV


Le elezioni e la propaganda politica non sono un elemento contemporaneo della vita civile ma hanno radici profonde nell’antichità. Attraverso le testimonianze che ci ha restituito Pompei è stato possibile scoprire e ricostruire come avveniva la campagna elettorale.

Il sito archeologico vesuviano, grazie all’eruzione del 79 d.C., ha conservato molteplici scritte elettorali dipinte sui muri degli edifici pubblici. Ogni anno i cittadini in primavera era chiamati ad eleggere quattro magistrati, due duoviri a cui spettava il potere esecutivo e due aediles, a cui era affidata la cura dei pubblici servizi. Prima dell’elezione c’era una forte campagna elettorale che si svolgeva in due modi, uno simile al nostro, l’altro quasi inedito per noi.

COME SI SVOLGEVA LA CAMPAGNA ELETTORALE

Il candidato che concorreva alla carica politica organizzava la propaganda con un grande dispendio di denaro per convincere gli elettori a votarlo. Questo è testimoniato sia dalle iscrizioni elettorali, in cui compare il nome del candidato e la carica per cui concorre, sia da quelle iscrizioni con fac in cui il candidato stesso o chi per lui esorta un personaggio ad essere rogator, ovvero a sostenerlo.

C’era poi la propaganda fatta dal popolo stesso, dagli elettori che esprimevano il proprio sostegno ad un candidato piuttosto che ad un altro. A testimonianza di questa altra modalità di fare campagna elettorale ci sono i programmata, ovvero delle iscrizioni parietali, dipinte sui muri, in cui compaiono, oltre al nome del candidato e della nomina a cui concorre, anche i nomi di uno o più sostenitori che invitano la cittadinanza a votare per quel candidato.

I candidati dovevano presentare ad un consiglio una professio nominis, cioè una dichiarazione ufficiale. Il consiglio poi decideva se accettare o meno i candidati e poi pubblicava la lista (proscriptio), l’accettazione delle candidature al magistrato incaricato (professiones petentium) e infine la pubblicazione dei nomi.

Per ottenere fiducia e voti i candidati si affidavano a personaggi influenti che erano a capo di comitati elettorali. Attraverso i programmata si poteva sostenere il proprio politico esaltandone anche le doti morali. Infatti, sono state trovate iscrizioni che recano alcuni appellativi: vir bonus et egregius (galantuomo), verecundissimus (assai modesto), dignissimus (molto virtuoso), benemerens (meritevole d’ogni bene), frugis (parco), integrus (integerrimo), innocens (incapace di far del male).

Finite le elezioni venivano dipinti i nomi dei vincitori. Le scritte erano rosse o nere su una base bianca ed erano realizzate dagli scriptores, professionisti dei manifesti. Di solito li facevano di notte. La vera e propria propaganda si svolgeva soprattutto nei thermopolia. Le strade poi si affollavano durante la campagna elettorale. Anche se le donne non avevano diritto di voto, si appassionavano alla politica.

Dunque, cambiano gli scenari, i personaggi, ma la politica resta uno dei temi più sentiti dal popolo e la propaganda elettorale continua nei secoli ad essere fondamentale per convincere la popolazione a votare un candidato o un partito.

Fonti:

– “La propaganda elettorale a Pompei: la funzione e il valore dei programmata nell’organizzazione della campagna” di Raffaella Biundo

– www.mediterraneoantico.it


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