La Chiesa dei Santi Severino e Sossio: un tesoro restituito


Il 7 maggio 2014  la chiesa dei Santi Severino e Sossio ha riaperto le porte alla cittadinanza partenopea. Lo scrigno d’arte fu chiuso nel 1980 a causa del pessimo stato di conservazione dovuto al terremoto e, se non per qualche raro evento, rimase per lungo tempo non visitabile. Solo grazie ad un lavoro di sinergie istituzionali, è stata resa possibile una nuova fruizione dell’edificio. Hanno preso parte a quest’obiettivo il Ministero dell’Interno, la Curia e il Comune di Napoli, la Soprintendenza SPSAE e per il Polo Museale della città di Napoli, la Soprintendenza BAP – PSAE di Napoli e il Fondo Edifici di Culto (F.E.C.). Quest’ultimo, proprietario nella sola Napoli di ben 42 chiese, ha finanziato il restauro con oltre 1.100.000 € ricavati dall’8 per 1000 dell’anno 2009.

All’evento di riapertura hanno partecipato il sottosegretario di Stato Domenico Manzione, il Sindaco Luigi De Magistris, i Soprintendenti Fabrizio Vona e Giorgio Cozzolino e il Cardinale Crescenzio Sepe. Oltre alla rappresentanza delle istituzioni, sono intervenuti coloro che hanno reso fisicamente possibile i restauri e la messa in sicurezza della chiesa: il responsabile del Procedimento Guido Gullo e la direttrice dei lavori Maria Tamajo Contarini.

Chiesa dei Santi Severino e Sossio, esterno

Chiesa dei Santi Severino e Sossio dalle rampe di San Marcellino

Già col restauro del 2003 e 2004 fu possibile sistemare il pronao anteriore in piperno e la cancellata del ‘600. Ma gli interventi riguardarono anche la messa in sicurezza delle coperture, difendendole dalle infiltrazioni, e una minuziosa pulizia della chiesa. Nonostante questo, la chiesa non fu resa immediatamente fruibile. Il giorno della riapertura Guido Gullo, nel corso del suo intervento, ha incitato le istituzioni a rilanciare una nuova valorizzazione culturale sia della chiesa che dell’intero complesso monastico benedettino.

Sacrestia chiesa dei santi Severino e sossio

Un nuovo progetto dell’UNESCO sembra proprio muoversi in questa direzione: i quattro chiostri dell’antico monastero, oggi archivio di Stato, saranno visitabili in tempi (si spera) rapidi. Inoltre, Maria Tamajo Contarini ha presentato quello che potrebbe definirsi un evento all’interno dell’evento: il restauro e la riapertura e della Sacrestia. Poco nota ai napoletani, e raramente citata nelle guide antiche, essa viene restituita alla pubblica fruizione.
Attualmente la chiesa è custodita dalla Comunità di Sant’Egidio.

Prossimamente vi proporremo una serie di approfondimenti storici, artistici e aneddotici sulla chiesa.

Questo articolo fa parte della rubrica sulle Chiese di Napoli .”Napoli, la città delle 500 cupole”.

Fotografie di Francesca Perna

 

Come arrivare alla Chiesa dei Santi Severino e Sossio
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