“Pezzotto”: sapete cosa significava in passato e perché si dice così?


Tutti quanti, a Napoli, sappiamo benissimo cosa significa il termine “pezzotto”: una parola che non ha equivalenti nella lingua italiana. Parole come “falso”, “contraffatto”, “fasullo”, per quanto possano essere considerati sinonimi, non rendono al meglio l’idea. Il “pezzotto” va oltre la mera falsificazione perchè è talmente radicato nella nostra lingua da assumere caratteri molto meno seri e truffaldini, fino a sfociare nel quotidiano. Oggi, ad esempio, viene definito “pezzotto” anche qualcosa che non ha un grande valore economico, oppure qualcosa di rotto o difettato.

Certo è che il suo significato di base rimane: si definisce “pezzotta” o “pezzottata” qualunque merce contraffatta che mira ad essere simile ad un’altra originale. A Napoli si può trovare la versione “pezzotta” di qualunque merce di lusso: dalle borse di alta moda vendute a 10 euro su qualunque bancarella, ai Rolex, fino ad arrivare alle sigarette. Con l’avvento dell’era digitale, poi, questo tipo di contraffazione ha raggiunto livelli epocali: mentre in tutta Italia, ad esempio, i ragazzi spendevano cifre esorbitanti per videogiochi e CD dei loro cantanti preferiti, i napoletani potevano trovarli “pezzottati” a prezzi ridicoli. Ancora oggi, i “pirati” che falsificano e copiano materiale digitale, a Napoli, vengono semplicemente chiamati “pezzottari”. Una realtà permeante della nostra società che da decenni la Guardia di Finanza cerca di contrastare o, almeno, arginare.

Qual è, però, l’origine di questo termine? Perchè ha assunto un simile significato? Secondo il sito “‘o puosto” in passato con “pezzotto” si definiva la parte superiore della camicia o quella parte del morsetto con la quale i falegnami tengono ben saldi due pezzi di legname oppure, ancora, la mancia data sottomano e l’ascialone. Quest’ultima potrebbe rimandarci a qualcosa che passa “sotto banco” come la merce contraffatta, ma forse è troppo poco. Va ricercata un’origine più di uso comune. “Pezzotti” venivano chiamati, volgarmente, pezzi di tessuto che venivano aggiunti ai vestiti e alle stoffe per non far notare difetti e rotture. Un significato che si avvicina molto di più a quello attuale.


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