Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dai Borbone all’Unità d’Italia


Tra il XVIII e il XIX secolo si diffuse nel Regno delle Due Sicilie una vera e propria febbre dell’antichità. I numerosi tesori che gli scavi di ErcolanoPompei Stabia riportavano alla luce attiravano l’attenzione di studiosi, storici, amanti dell’arte e regnanti.

Ma dove riunire tutte queste ricchezze? Ferdinando IV di Borbone decise di farli esporre in una struttura preesistente dando così vita ad uno dei più importanti musei napoletani, un complesso che costituisce il più ricco e pregevole patrimonio di opere d’arte e manufatti di interesse archeologico in Italia. Come sede del Museo scelse il palazzo degli Studi, eretto nel 1585 come Scuderia Vicereale per ordine del viceré di Spagna, don Pedro Giron, e destinato nel Seicento ad accogliere l’Università. Nel 1777 quest’ultima fu spostata nel Real Convitto del Salvatore, e il sovrano decise di trasformare la struttura seicentesca nel Museo Borbonico e nella Real Biblioteca. Questo provvedimento faceva parte del progetto dei Borbone di trasformare Napoli nella capitale europea delle arti e della cultura.

Museo Archeologico di Napoli

Nel 1801 fu aperta al pubblico, nel Gran Salone della Meridiana, la Real Biblioteca di Napoli e, durante il decennio francese si inaugurarono le prime sezioni del Museo che accoglievano la collezione Farnese, appartenuta alla madre di Carlo III di Borbone, divisa tra Roma e il Museo di Capodimonte, e i tesori archeologici provenienti da Ercolano e Pompei, precedentemente custoditi al Palazzo Reale di Portici.

A queste prime esposizioni se ne aggiunsero altre come quelle Borgia e Vivenzio che i sovrani portarono di ritorno dall’esilio in Sicilia. Il Real Museo Borbonico fu ufficialmente inaugurato nel 1816. Ma dopo meno di cinquant’anni, con l’Unità d’Italia, diventò di proprietà dello Stato e cambiò nome in Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Dell’allestimento originario rimase ben poco poiché fu completamente riordinato, in base a un criterio tipologico, da Giuseppe Fiorelli. Nel Novecento alcune opere esposte nel complesso furono trasferite in altre nuove strutture culturali e rimasero al Museo principalmente le collezioni rappresentative dell’antichità.

museo archeologico

La struttura è attualmente divisa in molteplici sezioni. Tra le più importanti si segnalano: la Collezione Farnese, che oltre ai reperti appartenenti ad Elisabetta Farnese, ha visto l’aggiunta anche delle opere rinvenute nelle terme di Caracalla e nella Galleria degli Imperatori, e che conta oltre trecentocinquanta gemme, tra le quale la Tazza Farnese, il cammeo più celebre dell’antichità. Le Collezioni Pompeiane che raccolgono i reperti rinvenuti nella celebre Villa dei Papiri pompeiana, i mosaici della Casa del Fauno e che presto ospiterà pitture appartenenti agli edifici pubblici ercolanesi. La Collezione Egiziana, seconda per importanza in Italia solo a quella del Museo Egizio di Torino, che offre numerose testimonianze della civiltà egiziana dall’Antico Regno fino all’età tolemaico-romana.

museo archeologico

La Collezione Epigrafica che comprende documenti in lingua latina e greca, oltre ad atti scritti in diversi dialetti italici. Il Gabinetto Segreto che offre numerosi materiali a sfondo erotico, per lungo tempo considerati osceni e quindi nascosti. Numismatica, nella quale potrete osservare le prime monete battute in Magna Grecia ed esemplari di quelle del Regno delle Due Sicilie. La stazione di Neapolis, allestimento che mostra i risultati degli scavi avvenuti durante la creazione della nuova linea della Metropolitana di Municipio e non solo.

Fonti: “Napoli e la Campania: Capri, la Reggia di Caserta, Pompei, Amalfi, Paestum”, Milano, Touring Club italia, 2002
“Napoli e il golfo”, Milano, Touring, 2011

Sito del Museo Archeologico Nazionale di Napoli


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