‘A carne ‘a sotto e ‘e maccarune ‘ncoppo


Per Aristotele il proverbio era “un avanzo dell’antica filosofia, conservatosi fra molte rovine per la sua brevità e opportunità. Il filosofo greco non fu però l’unico a interessarsi a questa particolare forma di saggezza popolare. I Latini lo chiamavano “proverbium” o “adagium”, i Greci “parœmia”. Plutarco compose un’intera collezione di 131 proverbi, Diogenaio ne raccolse più di settecento e potremmo continuare all’infinito.

Ma quand’è che una frase può essere definita un proverbio? Secondo Erasmo deve essere riconosciuto da tutti come proprietà comune e deve essere composto in una forma particolare che lo distingua dal parlare comune. Ovviamente data l’infinità di proverbi esistenti anche le lingue moderne se ne servono tutt’oggi per descrivere una qualsivoglia situazione o persona. Ne esistono alcuni creati per raccontare le emozioni o i modi di fare. Non sarà difficile leggere proverbi anche sulla furbizia, sull’invidia, sulla falsità, sull’amicizia, sulle donne, sugli uomini o sui femminielli. Alcuni sono divertenti, certi volgari e altri ancora profetici.

Il napoletano è probabilmente una delle lingue che ne usa di più e in particolare fa ricorso a queste espressioni per spiegare situazioni paradossali e spiegabili solo con l’idea di una metafora. Uno di questi è il proverbio:  ‘A carne ‘a sotto e ‘e maccarune ncoppo letteralmente “la carne sotto e i maccheroni sopra”.

ragù

Se riflettete sull’immagine che vi evoca questa frase, vedrete un piatto con maccheroni appunto, un tipo di pasta grande e rigata avente la forma di un tubo, posizionati sopra a un buon ragù fatto “pippiare” per minimo tre ore in modo da far amalgamare la passata di pomodoro con i vari pezzi di carne. Ovviamente questa idea vi sembrerà strana.

Che senso avrebbe mettere la pasta sopra il condimento lasciandola così asciutta e insapore? È proprio a questa sensazione di incomprensione e smarrimento che richiama il proverbio. ‘A carne ‘a sotto e ‘e maccarune ncoppo indica una situazione in cui tutto è il contrario di tutto. Ciò che avreste previsto andare in un modo volge in un’altra maniera che non avreste mai immaginato e che apparentemente non ha senso. Proprio come vedere un piatto di ragù in cui la salsa non ricopre e avvolge i maccheroni rendendoli saporiti e gustosi.

Fonti: “Enciclopedia popolare”, Torino, Giuseppe Pomba e Comp. Editori, 1848.


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