Salvatore Di Giacomo, artista poliedrico. Da poeta a fotografo: alcuni scatti


Bibliotecario, traduttore, autore di racconti, poesie, canzoni, drammi e copioni cinematografici. Salvatore Di Giacomo fu, nel corso della sua vita, impegnato e interessato a molteplici materie. Ma probabilmente una delle attività che lo forgiò maggiormente fu quella del giornalista. Alcuni incontri che fece durante questo periodo furono fondamentali. Fra tutti bisogna ricordare quello con Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao che lo fecero scrivere prima sui giornali romani Capitan Fracassa, Cronaca Bizantina e Corriere di Roma e poi sul Corriere di Napoli introducendolo negli ambienti napoletani più vivi, veraci e sofferti. Fu in questi anni che, scrivendo anche di cronaca nera con lo pseudonimo di Il Paglietta, si avvicinò alla Napoli lontana del mondo borghese, fatta dei drammi e delle miserie emersi nel ventennio postunitario, dopo che la città aveva perso i suoi privilegi di capitale borbonica. Di Giacomo intraprese, contemporaneamente all’attività giornalistica, anche quella di fotografo. Immortalava vicoli, carceri, tribunali, ospedali e le vicende umane che lo impressionavano maggiormente, ma soprattutto fotografava la verità. Si soffermava sulla realtà e sui problemi che affliggevano un popolo spesso nascosto da topoi folkloristici sui quali si basava il concetto di napoletanità. Obiettivo dell’artista partenopeo era di modificare l’immagine superficiale e scontata che il mondo aveva di Napoli raccontando semplicemente la verità che si nascondeva dietro i gesti e la teatralità percepita a un primo sguardo.

foto di giacomo

Immagine e testo di Salvatore Di Giacomo – foto tratta dal “Corriere del Mezzogiorno”

Dopo poco, però, Di Giacomo abbandonò la carriera giornalistica per intraprendere quella di bibliotecario. Eppure non lasciò mai la sua macchina fotografica al punto che nel 1900 pubblicò “Napoli illustrata”, un libretto contenente sei cartoline postali, in una busta adornata da fregi liberty, e foto scattate con la sua Kodak per le strade di Napoli, alcune delle quali accompagnate da liriche sul tema illustrato. Facevano parte del libretto anche sei sonetti intitolati “A strata” dedicati a diversi momenti della vita di strada. Inizialmente, prima di essere venduta, l’opera fu diffusa come dono agli abbonati della rivista d’arte “Il Mezzogiorno artistico”. In “Napoli illustrata” il poeta abbina immagine e parola per dare al lettore la possibilità di esprimere i propri giudici e creare le proprie idee sulle situazioni che egli mostra e descrive. Non è colui che ha scritto e che ha scattato in primo piano, ma piuttosto la città stessa, le sua passioni, i suoi colori, le sue musiche, i suoi rumori, le sue grida e i suoi silenzi.

Fonti: Davide Monda, “Poesie di Salvatore Di Giacomo”, Milano, RCS Libri, 2005

Emma Giammattei, “Napoli illustrata 1900 di Salvatore di Giacomo”, Napoli, Guida, 2015


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