‘O battilocchio: una parola, tanti significati. Quando e a chi si dice


“Quant’è bello ‘o battilocchio. Pruove gusto e te ce avvizze. Pe’ chi tene ‘a moglie pazza. Cchiù te sfrine e cchiù t’appizze. Quatto sorde, ‘o fenucchietto”. In questa frase, tratta dalla celebre “Rumba d’ ‘e scugnizze” di Raffaele Viviani, c’è una parola che potrebbe non essere di facile comprensione, o che potrebbe suggerire una traduzione italiana errata, ma che ha diversi significati. Il “battilocchio” non fa alcun riferimento al bulbo oculare necessario a vedere, ma ha un significato completamente diverso.

Questo termine deriva dal vocabolo francese battant l’oeil usato per indicare una cuffietta femminile che ricadeva sugli occhi. Metaforicamente lo stesso termine è stato poi usato a Napoli per indicare una persona che sembra essere sempre frastornata e stordita. Così come chi indossa la cuffietta non vede bene per l’indumento che annebbia la vista, così chi è definito “battilocchio” sembra essere confuso come se non vedesse, è considerato di scarsa intelligenza ed è spesso additato come “scemo del villaggio”.

Ma dato che la fantasia napoletana non ha confini, ha conferito un ulteriore significato a questo termine. ‘O battilocchio indica, infatti, nel capoluogo campano la pizza fritta. Non quella imbottita, ma quella fatta da un impasto semplice fritto nell’olio bollente e subito servito avvolto in carta stagnola o in carta oleata.


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