Quando la cura non preserva o riproduce: Villa Passaro di Ercolano


Di origini agricole ma comunque esempio di ciò che fu lo straordinario capolavoro delle Ville Vesuviane del Miglio d’oro, la Villa Passaro ad Ercolano risale alla prima metà del XVIII secolo. Essa venne edificata nei pressi dell’attuale via A. Consiglio n. 28, come Casino del Cecere e, anche se non è stato ben accertato, venne poi, intorno al 1890, ceduta alla proprietà di P. Passaro.

Mantiene ancora oggi, come è solito essere ancora per la stragrande maggioranza delle architetture sottoposte alla nostra riflessione, la tipica pianta a doppia “L”, secondo la quale i due prolungamenti maestri si sviluppano in un movimento a tenaglia che stringe in un seno il vestibolo, e, a sua volta, l’accesso stesso al cortile. Il cortile è poi ripartito in base a un porticato a sesto ribassato di gusto rustico, il quale attualmente è andato alterandosi gravemente, più per la non curanza della sovrintendenza alle Ville vesuviane e dell’Ente Ville vesuviane che per una effettiva ignoranza degli inquilini. Se non c’è stato un abbandono completo della Villa, come nel caso eclatante della d’Elboeuf, c’è stato senza dubbio un’irrazionale recupero dello storico abitato.

La balconata che sovrastava il porticato in origine doveva costeggiare l’intero corpo di fabbrica e permettere una visione panoramica a tutto tondo. Sulla sinistra del secondo vestibolo salgono i gradini dello scalone che porta al primo dei tre piani esistenti (il piano nobile), dove non mancano colate di cemento del tutto aliene al tutto. Queste ultime ritornano, e in un certo senso dialogano, con le aperture della facciata al piano terra, di costruzione più tarda.

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A parte questi sciatti interventi contemporanei, risalta agli occhi una seconda ricalibratura della Villa, risalente al periodo successivo alla data di pubblicazione della Mappa del Duca di Noja (1775). La celebre Mappa Noja non coincide con la Cartografia Carafa.

L’ampia fascia centrale di bugnato comprende il portale con un arco a tutto sesto, il quale è sovrastato da mensole che sorreggono il balcone centrale nobiliare, a sua volta incorniciato da elementi curvilinei e a festone e  da paraste invece a bugne lisce.

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L’accesso ai giardini è garantito da una scala a doppia rampa con un movimento ellissoide.


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