Napoli e la musica. La scorciatoia, la via d’uscita


La musica, sorta di faro in una giornata buia. La scorciatoia, la via d’uscita.
La musica ha vita già dai tempi più remoti e da sempre ha fatto da “tranquillante” per l’animo umano, basti ricordare le parole di Dante suscitate dalla voce di Casella: “Amor che nella mente mi ragiona” (Purg.II canto), o al celebre aforisma di Johann Sebastian Bach “la musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori”, per capire l’essenzialità di questa vita che fuoriesce dai grandi e piccoli artisti.

Sicuramente la musica è la “persona” che ha viaggiato di più in tutto il mondo, è in tutte le parti di esso, nelle piccole case rustiche, nelle grandi ville e nelle radio dei barboni posati a terra nei posti balordi delle città. Ma dove la musica ha coinvolto davvero tutto il pese, dove essa ha espresso tantissima calorosità è sicuramente Napoli. Napoli, la città dei miracoli, del Vesuvio, del Tasso lirico, del sole e del mare. La città vista come quella del degrado, dell’insolenza e corruzione, ma essa è la città dell’arte, quella viva che vi si respira ogni volta che la si vede.

È la Ginestra di cui narrava Leopardi a Torre del Greco, è la bellezza di Sofia Loren, la commedia di Totò e i film di Troisi. Napoli è la grande voce di Caruso quando cantava “ ‘O sole mio”, è ‘O surdat nammurat di Califano, è la tarantella, la storia degli scugnizzi. Ed è proprio la musica napoletana che ha cantato il popolo, ha raffigurato i mercati, i marciapiedi, un uomo che comprava le rose, un ragazzino che dava una caramella a una bambina, una signora che baciava la fronte al proprio figlio. La musica napoletana, quella verace, caratterizzata da una verve spettacolare, con la propria persuasività, fa breccia direttamente nei cuori delle persone.

Questo è ciò che l’ha sempre contraddistinta: semplicità e incisione, che come un processo automatico sa come coinvolgere tutto il popolo, proprio come la tarantella accompagnata sempre dallo storico strumento-amico ovvero il tamburello.Secolare è la figura di Pulcinella nella storia di Napoli, infatti in suo onore è cantata anche la canzone “a città e Pulecenella” che ha abbracciato e continua a coinvolgere intere generazioni partendo dai più anziani ai più piccini. Come si vede la musica ha dato un’impronta importante nella storia di questa grande e forte città e così ha continuato nel tempo.

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Partendo dalla voce anonima di colui che scrisse una delle canzoni più cantate “te voglio bene assaje”, alla voce di Dalla che in una canzone con artisti come Gigi Finizio, Gigi d’Alessio e Sal da Vinci ha cantato ancora una volta della sua città, della pizza napoletana, dei grandi attori rimasti eterni grazie alle loro opere. Per poi arrivare a una delle canzoni più belle, che ha fatto un po’ la storia di Napoli: “Napul’ è” di Pino Daniele. Lui, che con parole semplici, ha scritto quello che davvero rappresenta ogni singolo cittadino di questa terra, amata, ma spesso declassata. Ma anche la stessa terra che ha accolto popoli senza mai alcun timore, la stessa terra che dividerebbe un pezzo di pane in mille porzioni.

Perché sì, Napoli non ha fatto distinzioni di colore, età, sesso. “Napule è mill culure”. Napoli non ha detto “no” alla libertà. Napoli ci ha dato sempre un’alba e un tramonto che grazie alla loro cromaticità costantemente viva, ogni giorno abbiamo un panorama sul quale si può scrivere un altro sogno. Napoli è fatta di piccoli ed inetti eroi che danzano con la musica di strada; Napoli è fatta per vivere.


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