Maiori, storia di un borgo che ha incantato l’Umanità


Era il 1946. Tra le vie di una piccola cittadina campana si aggiravano curiosi turisti eddel luogo, stupiti di fronte all’allestimento di un set cinematografico. Macchine da presa, comparse, attori, troupe, scenografie. Non si era abituati a simili episodi in una località marittima avvezza alle piccole emozioni di una festa di paese, la spontaneità di serate in riva al mare, i giochi dei bambini in piazza.

Era il 1946 quando Roberto Rossellini scelse la cittadina di Maiori come location del suo celebre Paisà. Rimase affascinato dalle meraviglie di un territorio sui generis, posizionato sulla costa della penisola amalfitana, tra Amalfi e Salerno. “I posti dove si è stati bene e che si ama, dove sono dei poveri diavoli che si sono convinti di aver visto il demonio. Gli abitanti della costiera sono dei pazzi, degli ubriachi di sole. Ma sanno vivere valendosi di una forza che pochi di noi posseggono: la forza della fantasia” – dichiarò il regista romano, riferendosi soprattutto alla piccola Maiori.

La ricorda come un luogo di incantevole follia, quella stessa follia che lo ha affascinato al punto tale da decidere di girare tra i vicoli della città altri suoi capolavori come Il miracolo, il secondo episodio de L’amore (1948), La macchina ammazza cattivi (1948) e Viaggio in Italia (1953). Una curiosità, questa, che dimostra come Maiori venga considerata sentimentalmente una cittadina di solare pacatezza e bella nella sua più quieta semplicità.

paisà maiori

Ad alimentare questo incanto è il mistero riguardante la sua nascita. Tra le varie ipotesi si ritiene che sia stata fondata dai greci; altri ancora sostengono che gli etruschi conquistarono i territori della costiera amalfitana, tra cui Maiori. Si suppone che il suo nome originario fosse “Rheginna Maior”, per differenziarlo da “Rheginna Minor”, attualmente Minori; in seguito alla denominazione Sveva presero i nomi di due fiumi, Reginna e Reginnella. Il territorio amalfitano è stato per secoli terreno di vicissitudini coloniali: la sua posizione strategica creava un ponte naturale di collegamento tra il Monte Chiunzi e la pianura vesuviana.
Appartenne per anni ai possedimenti della Repubblica Marinara di Amalfi e nel IX secolo divenne sede dell’Ammiragliato, degli Arsenali, del Fondaco e della Dogana del sale. Dopo esser stata saccheggiata dai Pisani nel 1268, la città vide una lenta ma proficua ripresa economica con la realizzazione delle prime cartiere. Erano gli anni del governo della regina Giovanna e del suo successore Carlo III di Durazzo, quando l’assetto urbano ed architettonico iniziava a cambiare. Così, con il passare del tempo, iniziarono a sorgere alberghi, chiese, palazzi, strutture turistiche e la cittadina amalfitana divenne centro balneare e ambita meta turistica.

Tra le meraviglie e le ricchezze di Maiori sono annoverate anche le leggende e i miti che gli abitanti del luogo conservano gelosamente: tradizioni secolari tramandate di generazione in generazione sottolineano la bellezza di una cultura che deve essere preservata. Si raccontano storie sulle janare, donne con magici poteri che sottraevano le barche ai pescatori per poi volare sul mare; alcuni aneddoti vedono protagoniste incantevoli sirene, altri ancora riguardano le vicende eroiche dei naviganti.

La piccola località balneare è rinomata per i monumenti e i musei aperti ai turisti; proprio per questo nel 1997 è stata dichiarata dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Gli itinerari culturali si mescolano armoniosamente agli itinerari religiosi. La collegiata di Santa Maria a Mare, ad esempio, è tra le più importanti attrattive architettoniche di Maiori.

maiori

Eretta su uno sperone roccioso, in principio fu edificata per svolgere una funzione difensiva dagli attacchi del mare e di sorveglianza delle barche dei pescatori. Era una garanzia, per chi viaggiava per giorni in mare, scorgere da lontano la sua imponente bellezza e comprendere pertanto di poter trovare terraferma. Una leggenda narra che nel 1204 venne ritrovata su di una nave la statua della Madonna avvolta in una balla di cotone e negli anni si è sentito un profondo sentimento verso tale accaduto tanto che oggi si celebra un vero e proprio culto di Santa Maria a Mare.

Oggi di quella meraviglia architettonica ne restano le rovine ed il torrione trasformato in campanile.
Tra le tante attrattive di Maiori è certamente da visitare il Castello di San Nicola de Thoro Plano, una fortezza eretta come rifugio degli abitanti di Maiori contro le incursioni longobarde e piratesche.

Lo storico locale Filippo Cerasuoli scrisse: “Del Castello de Thoro-Plano sussistono le mura e le torri, bastantemente risparmiate dalla edicità del tempo. Fino a 40 anni addietro restava pure buona parte dei casolari e caserme; or’appena qualche avanzo. […] Piucchè il tempo, la improbità e la indolenza, non fanno essere in migliore stato questo monumento, che fino a po’ fa gli stranieri visitavano, ed i paesani, nelle feste di Pasqua e di Pentecoste, ogni anno esilaravano; ed ora pur questo dalle politiche vicende interdetto, messo l’interno a coltura dal capitolo della collegiata predetta, da cui si possiede...”.

Maiori rappresenta un delicato equilibrio tra leggende e metafore, tra bellezza tangibile e bellezza immaginabile. La sua particolarità è il fascino misterioso che avvolge la cittadina. Paragonabile ad una piccola bottega di storia e cultura, conserva la memoria limpida del passato tanto da far vivere al visitatore il passato che fu, il presente che è ed il futuro che sarà. Ad maiora, Maiori!


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