Savoia non mollare: devi crederci!


Nove punti in quindici partite, ovvero una media 0.6 a partita, con un bottino di undici goal fatti (0,73 di media, secondo peggior attacco dopo quello della Reggina) ben venti incassate (per una media complessiva di 1,3 a gara) e una vittoria che oramai manca dal 21 settembre, giorno in cui Scarpa e company espugnarono per due a zero il campo dell’Aversa Normanna.

Numeri preoccupanti, che se confrontati soprattutto con quelli di appena cinque mesi fa, fanno rabbrividire e non poco. Un curioso particolare emerge però da questa ridda di numeri e farebbe sicuramente stropicciare gli occhi a tutti i tifosi oplontini: se le partite si fossero concluse nel primo tempo, i biancoscudati avrebbero a quest’ora totalizzato 25 punti! Si 25, avete letto proprio bene, gli stessi che hanno racimolato sin qui Foggia e Matera. Quarantacinque minuti, sembrano pochi, in fondo sono soltanto 2,700 secondi eppure per i ragazzi di Ugolotti (e prima di Bucaro) appaiono sempre una eternità.

Cosa accade ai bianchi tra la prima e la seconda frazione di gioco? Perché un Savoia versione “dottor Jekyll e mister Hyde”? Sicuramente molteplici sono i fattori a cui addebitare la causa dei tanti crolli verticali patiti durante le partite contro Melfi, Benevento, Martina Franca, Paganese etc., solo per fare qualche esempio. In primis, non si puo’ non pensare alla preparazione atletica. Il lavoro svolto dal duo Capistrano- Tulino, componenti dello staff di Bucaro, non pare aver dato i frutti sperati visto che la squadra subisce sempre un vistoso calo atletico tra la prima e la seconda parte della gara.

I reparti cominciano improvvisamente a scollarsi, il movimento senza palla si riduce sempre di più sino a dissolversi e si aprono delle vere e proprie praterie sulle corsie laterali che hanno consentito spesso agli avversari di affondare la lama nel burro (vedi gare contro l’Ischia, la Paganese ed il Martina Franca). Del resto, per avere conferma di tutto questo, basta osservare i numerosi infortuni che hanno subito alcuni componenti della rosa: Pompilio, Di Piazza, Rinaldi e Calzi sono i primi nomi che vengono in mente.

Ad una carente preparazione fisica che fa rimpiangere lo stratega prof. Fucci (con lui il Savoia della scorsa stagione andava a mille all’ora), si aggiungono ovviamente i risaputi problemi tecnici. Una rosa costruita (ma questo lo si era già ampiamente detto in estate) per puntare ad una salvezza da conquistare con sangue e sudore, ma ricca di giocatori inesperti che non hanno mai giocato in questa categoria (Del Sorbo, Gargiulo, Panariello, Sirigu, Giordani) o che vi hanno giocato molto poco (Cremaschi, Verruschi, Santurro) e che al primo goal incassato su campi “caldi” dal punto di vista ambientale, non sono più in grado di imbastire una valida reazione.

Se poi ci si mette di intralcio anche la sfortuna che perseguita gli oplontini anche quando giocano bene e non meriterebbero di perdere (riavvolgere il nastro delle partite con la Paganese, il Martina Franca, il Cosenza e la Juve Stabia) allora diventa tutto più complicato. Eppure, non è tutto nero come si pensa. Proprio la buona partita disputata contro una squadra forte come la Juve Stabia, proiettata verso le zone altissime della classifica, deve rappresentare un punto di partenza per la costruzione di un nuovo campionato, una piccola luce in fondo ad un tunnel ancora troppo buio ed irto di ostacoli, ma da cui si può ancora uscire.

Manca ancora tanto alla fine dei giochi ed il Savoia deve crederci fino alla fine, lottando con tutte le forze che ha a sua disposizione per raggiungere il suo scudetto personale: la salvezza. Se l’ambiente resterà unito, niente sarà impossibile…


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