Maradona e i rifiuti a Berlusconi e Agnelli, no a villa e piscina: “Non posso tradirli”


Quando Diego Armando Maradona sbarcò a Napoli, la società di Corrado Ferlaino lottava per non retrocedere. Il più forte di tutti i tempi non ha mai rimpianto il suo approdo nella città partenopea nonostante le turbolenze della sua vita privata, intrecciate a quelle del capoluogo campano.

Nel 2014, in una intervista, Maradona raccontò un episodio: Ero a Barcellona nei giorni in cui stavo maturando il desiderio di cambiare aria e – spiega Maradona – non potete capire quanti napoletani mi fermarono lungo le strade di Barcellona chiedendomi di vestire subito la maglia del Napoli. Fantastico. Furono quei gesti a farmi capire come sarebbe stato importante per me venire a Napoli”.

Il popolo azzurrò lo amò oltre ogni confine, Maradona ripagò a suon di goal, baci sulla maglia e dichiarazioni in difesa di un popolo.

Ma nei giorni in cui si consacra il nono tradimento di un calciatore azzurro, pronto a passare alla Juventus, come si possono non ricordare i due grandi rifiuti di Maradona al Milan e proprio alla Vecchia Signora.

Berlusconi offrì a Maradona un ingaggio mostruoso, più quei regali che fanno solitamente gola: una villa con piscina. Diego rifiutò, non poteva tradire il popolo napoletano. Stesso copione anche con la Juve. Agnelli offrì 100 miliardi delle vecchie lire per accaparrarselo e chiese a Maradona di piazzare la cifra del suo ingaggio su di un assegno. Diego declinò, ancora una volta non tradì Napoli.

Maradona si sentiva napoletano e come tale non avrebbe mai potuto indossare quella maglia. Storie di un calciatore unico e impareggiabile, storie di un calcio diverso dove i sentimenti trionfavano sui soldi.


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