Da i cori sul Vesuvio ai manichini impiccati: non è “solo sfottò”, ma solo ignoranza

Radar sonoro negli stadi italiani per individuare chi canta cori razzisti


Stamattina Roma si è svegliata con un inquietante striscione, a pochi passi dal Colosseo: “Un consiglio, senza offesa…dormite con la luce accesa“, con tanto di manichini impiccati che indossano le maglie di alcuni calciatori della Roma, come Salah e De Rossi. La notizia è rimbalzata su tutte le televisioni ed i siti di informazione sportiva.

Domenica scorsa c’è stato il derby della capitale, tra Roma e Lazio, ed ha visto prevalere la formazione biancoceleste. Una giornata di sport, che per fortuna non è stata macchiata da sconti violenti, quasi la norma durante queste partite. La vittoria ha legittimamente esaltato gli ultras della Lazio, i quali durante il derby hanno esibito uno striscione: “Da sempre il vostro incubo peggiore“.

Semplice sfottò che si è trasformato, questa notte, in qualcosa di più. Gli ultras biancocelesti hanno rivendicato il vergognoso striscione apparso a pochi passi dal Colosseo, attraverso queste sconcertanti motivazioni: “Gli Irriducibili della curva Nord Lazio rivendicano la natura dello striscione apparso questa notte e chiariscono che il tutto va circoscritto nel sano sfottò che genera il derby capitolino. Nessuna minaccia a nessun giocatore della Roma, le bambole gonfiabili, rappresentano una metafora che vuole rimarcare lo stato depressivo in cui versano i tifosi e i giocatori dell’altra sponda del Tevere”.

Non si tratta più di sfottò, ma di ignoranza che colpisce in ogni parte d’Italia, da Nord a Sud. Non è certo un mistero che le Curve nel mondo del calcio contengano il tifo più estremo ed esagitato. Quello che si rende protagonista di episodi di violenza, che spesso tolgono la vita a giovani come Ciro Esposito. Un tifo che non rappresenta la totalità dei tifosi in Italia, ma che sale alla ribalta attraverso comportamenti scorretti e diseducativi.

Non c’è differenza tra un manichino impiccato ed un coro da stadio che invoca la morte di milioni di persone. Sì, perché il coro intonato dagli ultras dei tifosi del Foggia – ed in parte salutato con fervore anche da chi siede in tribuna – non si può semplicemente apostrofarlo come “sfottò”. “Vesuvio lavali col fuoco” o “Sarà un piacere quando il Vesuvio farà il suo dovere” sono frasi da condannare senza appello. Chiunque invochi la morte di innocenti, non merita rispetto. E conta davvero molto poco che il coro degli ultras del Foggia nasca a seguito di un gemellaggio rotto con i tifosi del Napoli.

Proprio durante l’ultima giornata di Serie A, abbiamo assistito all’ennesimo episodio di razzismo, nei confronti di Sulley Muntari. Cori razzisti e discriminatori, fomentati (anche in questo caso) da gruppi ultras. Non è la prima e non sarà l’ultima volta che accade. Come non citare i cori razzisti rivolti a Koulibaly durante l’ultimo Lazio-Napoli, o durante Juventus-Napoli, cori che addirittura non sono nemmeno stati sanzionati dal Giudice Sportivo. L’odio, la morte ed il razzismo generano solo ignoranza e paura. Finché gli autori di questi vergognosi atti non saranno puniti con pene serie ed esemplari, non cambierà nulla.


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