Tavecchio non si dimette. ADL: “Chiunque venga fallirà. La soluzione è…”


“Chiedete a Tavecchio quando lascerà la poltrona. Finché non si cambierà tutto il sistema calcistico italiano potrà venire chiunque e fallirà comunque. O indovinerà comunque. Però è una scommessa”

Decisamente forti, ma altrettanto sincere le parole di De Laurentiis, rilasciate durante la presentazione del libro di Veltroni a Roma, che descrivono quella che è l’attuale situazione e condizione del calcio italiano: un fallimento.

Infatti il Dio denaro si è infiltrato in questo mondo, distruggendo e sublimando tutti i valori veri e importanti che dovevano essere tutelati e difesi. Ma, come dice il presidente azzurro, al giorno d’oggi, è più importante tenere le natiche al caldo su un poltrona prestigiosa, che assumersi le proprie responsabilità e lasciare il posto a chi può fare meglio di noi.

Ma chi lo farebbe? Chi direbbe no a stipendi da capogiro per il bene del calcio nazionale?

Per come i fatti si sono palesati, la risposta è: nessuno.

Tavecchio e Ventura dovevano dimettersi. Andare via subito, senza discutere e senza convocare consigli. Chi ha sbagliato deve fare un passo indietro, ammettere i propri errori, chiedere scusa e dedicarsi ad altro.

Oggi, invece, l’Italia al mondo intero ha dimostrato tutta la sua debolezza amministrativa, dirigenziale e professionale. Un allenatore che ha accettato l’esonero, continuando a percepire uno stipendio mensile a cinque zeri fino a Luglio 2018, nonostante abbia dimostrato tutti i suoi limiti tattici, caratteriali e motivazionali in circa un anno e mezzo in cui è stato allenatore della Nazionale.

Ricambiando la fiducia della federazione con una scottante e umiliante non qualificazione ai Mondiali 2018 in Russia. Carlo Tavecchio, presidente della Figc che ha sempre difeso e stimato il lavoro di Ventura, a differenza di quanto fece Abete dopo la fallimentare esperienza in Nazionale di Prandelli, resta e fa di più: presenterà lunedì un nuovo programma da esporre al consiglio federale, per ricominciare un nuovo percorso…con lui a capo.

E infine il calcio italiano, quello che ne esce più umiliato e distrutto da tutta questa faccenda. Solo ora esplode con scioccante tangibilità che è alla deriva, un talento nazionale che non è, da tempo ormai, nutrito, cresciuto e valorizzato. E forse la colpa sarà anche dei troppi stranieri che ci sono nelle squadre italiane, ma probabilmente la domanda deve essere posta in maniera diversa.

Se non esistono adeguate strutture dove far fiorire i nuovi talenti italiani o, ancora peggio, se la corruzione, il favoritismo, il nepotismo, le raccomandazioni, e chi più ne ha più ne metta, si sono insinuate in questo mondo…come si potrà mai ritrovare brillantezza calcistica in un sistema marcio dalle radici?


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