“Fischietti d’oro”. Quanto guadagnano gli arbitri di serie A?


Il calcio, da sempre, è un mondo che affascina milioni di persone che si lasciano trasportare da una passione semplice fatta di  pallone e molto spesso amore, che sembra riuscire ad allontanare qualsiasi tipo di pensiero cattivo.

Gli appassionati di calcio però, sanno bene cosa comporta seguirlo e lasciarsi trasportare col cuore, mettendo in conto giornate terribili dovute alla sconfitta della propria squadra o gioie incontenibili per traguardi raggiunti. Lo sport, dovrebbe unire e trasmettere regole d’oro come ad esempio la lealtà, ma troppo spesso purtroppo siamo circondati da casi che fanno gridare allo scandalo, e che fanno pensare che alcune partite possano essere pilotate da entità superiori.

I primi ad essere additati e riconosciuti come colpevoli, ovviamente sono gli arbitri, spesso definiti “venduti”, che in buona percentuale hanno il potere di decidere intere partite grazie al loro “fischietto magico”. Quanti gol regolari vengono annullati, quanti fuorigioco non visti, quanti rigori caduti da cielo, calci d’angolo irregolarmente evitati e falli non sanzionati, siamo costretti a vedere troppe volte? Qualcuno addirittura colpevolizza gli arbitri per l’esito di interi campionati, ma noi oggi vogliamo porci una domanda differente: quanto guadagna un arbitro di serie A, per permettersi con tanta leggerezza di non vedere alcune cose?

Possiamo dire con assoluta certezza che visti i guadagni, avere certe sviste tanto clamorose è imperdonabile, l’errore umano ci può stare, ma certe leggerezze non sono certo degne del bel tesoretto che gli arbitri mettono in tasca. Prima di andare nello specifico, bisogna ricordare che le figure presenti in campo nel settore arbitrale, non percepiscono tutte gli stessi guadagni, bisogna quindi fare una distinzione tra primo arbitro, assistenti, e quarto uomo.

A pagare gli stipendi degli arbitri è la Figc, tramite i soldi del proprio bilancio, evitando così alla serie A, di entrare nei meriti, e allontanare qualsiasi ipotesi di condizionamento. Per molti “fischietti”, l’arbitraggio rappresenta un secondo impiego, subordinato al primo che di solito è quasi sempre un lavoro da libero professionista. La teoria che accompagna la carriera arbitrale e i suoi incassi, è molto semplice: più si arbitra, più si guadagna!

Da una ricerca pubblicata mesi fa sul portale panorama.it, si evince la seguente distribuzione dei pagamenti base: 70.000 euro per gli internazionali, 40.000 euro per quelli che fanno almeno 25 partite a stagione, 30.000 euro per i neo arrivati nella Commissione Arbitri Nazionale, 23.000 euro per gli assistenti.

In ogni partita la figura arbitrale che guadagna meno è il quarto uomo, che come gettone di presenza in ogni gara, incassa 800 euro, un po’ di più gli assistenti con 1.080 euro, fino ad arrivare ai  3.800 destinati al primo arbitro. Ogni arbitro in media, in ogni campionato, dirige circa 15-20 partite, con l’aggiunta delle presenze come quarto uomo o addizionali di porta, i compensi destinati agli arbitraggi per la Coppa Italia invece sono inferiori, partendo dai 1.000 euro per i primi turni, 1.250 nei quarti di finale, 2.500 per la semifinale, fino alla gara unica all’Olimpico di Roma che assicura un’entrata di 3.800, la stessa cifra destinata alla Supercoppa italiana.

Discorso diverso, per gli arbitri internazionali, che oltre ai guadagni già precedentemente citati, aggiungono gli incassi ottenuti per le gare europee e mondiali. Le competizioni Uefa assicurano al primo arbitro 4.800 euro nei turni iniziali e 5.800 dai quarti di finale in poi e agli assistenti 1.440 euro all’inizio e 1.740 euro dai quarti in poi.

Non c’è che dire, fare l’arbitro, non sarà certo come fare il calciatore, ma una cosa è certa, a fine stagione il conto in banca, farà sicuramente dimenticare ai “fischietti d’Italia” tutte le polemiche a cui ogni volta sono sottoposti.

 


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