Calcio dilettante tra under scarsi, vecchietti furbetti e pazzi! Cancellatelo


Da un po’ di tempo a questa parte ho smesso di seguire il calcio. Tempo fa mi ero rifugiato in quello dilettante, perché mi illudevo di poter gustare il sapore di uno sport, vero e leale. Mi sono accorto, però, che il dilettantismo è forse anche peggiore del professionismo.

Da chi lo governa e ne scrive le regole, fino all’ultimo dei calciatori, il sistema funziona una “meraviglia”. Procede a vele spiegate per i tanti a caccia di quattrini e notorietà, per tutti quelli capaci di inventarsi un lavoro (altrimenti ci chiediamo cosa farebbero nella vita) a danno dei tifosi, degli appassionati che ogni domenica pensano, o forse sperano, di guardare qualcosa che abbia a che fare con lo sport, con l’amore per un colore rappresentativo di una città. Ma a questi tifosi è stato tolto anche questo. Per siffatto motivo, il calcio dilettanti andrebbe rivisto se non addirittura soppresso dalla faccia delle terra. Meglio andarsi a guardare una partitella tra amici, c’è qualcosa di più vero.

Il “modello Tavecchio“, quello degli under, ha prodotto soltanto caos nelle serie minori. Esiste un’armata di giovani illusi, speranzosi di farsi strada nel calcio. La maggior parte di loro sono scarsi, non sono calciatori e non lo saranno mai. Superato il loro status di under, scompaiono nel nulla. Ritornano a studiare e/o a cercare lavoro. E questa norma che vuole almeno 4 giovani in campo avvantaggia i “vecchietti“, che vendono le loro prestazioni a peso d’oro, consapevoli di essere determinanti per le sorti di questa o quella squadra. Così gli ingaggi, soprattutto per i più bravi, sono lievitati e i “procuratori” se ne avvantaggiano. Nel dilettantismo la figura del procuratore non è considerata, ma tant’è che esiste eccome nella realtà dei fatti.

Il risultato è quello di vedere arricchirsi i calciatori di esperienza a braccetto con chi ne ha la procura. Gli ingaggi non sono paragonabili ad uno standard previsto dalla parola “dilettanti”, mentre gli under scarsi vengono derisi da staff tecnico e anche dai tifosi. Risultato? Giovani frustrati che impiegano il loro tempo molto male, farebbero meglio a fare altro nella vita. Ma questa è solo una proposta.

E se poi qualcuno ha la fortuna di scippare alla concorrenza un giovane davvero bravo, allora state sicuri che il procuratore di quel ragazzo imporrà cifre folli.

Passando poi ai presidenti, ogni anno assistiamo al solito ritornello: si definiscono pazzi, perché oggettivamente i costi da sopportare vanno ben oltre le possibilità che gli offre il botteghino. Ma chi crede alla storia che ci rimettono i propri soldi per amore della maglia? Sarebbe come credere al ciuccio che vola!

La storia è diversa: sponsor più o meno visibili offrono il loro contributo. Tempo fa si è anche detto della stretta correlazione tra gli allenatori e i privati. Mister che siedono sulle panchine, perché forniscono ai club la possibilità di sponsorizzazioni. Ma su questo si è preferito calare il silenzio, troppo pericoloso soffermarsi su tali argomenti. Meglio tacere. Risultato finale: i presidenti nella peggiore delle ipotesi non ci rimettono un soldo, nelle migliori….

E dopo aver racimolato un gruzzoletto più o meno consistente, questi “pazzi” del calcio, per un motivo o per un altro decidono di portarsi altrove il titolo sportivo, fregandosene di quei tifosi che li hanno sostenuti. E a quei poveri tifosi cosa rimane? L’illusione di una stagione, di aver creduto in progetti, per poi ritrovarsi a tifare per una squadra che sulla carta (che ricordiamolo vale e come) non è quella della propria città ma soltanto un team, partorito da un titolo sportivo riciclato. Si perde così l’identità, gli stadi si svuotano e il pallone si sgonfia.

Se qualcuno dotato di onestà non porrà le basi per riportare il calcio dilettante sulla via di uno status “amatoriale”, fin quando gireranno troppi quattrini e si darà la possibilità di scommettere sugli eventi sportivi anche in queste categorie, assisteremo ad un pallone che perisce lentamente ma inesorabilmente, fino a spirare.

Se tutto questo è il calcio dilettanti, meglio farla finita!

 


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