L’università di Oxford ripercorre la storia di Napoli tra tradizione e modernità


Napoli è una città divisa, combattuta da sempre fra antico e moderno, degrado e lustro, miseria e nobiltà. Forse il vero problema è che nemmeno i napoletani conoscono la storia che calpestano quotidianamente, la cultura che per egoismo o disattenzione lasciano scivolare nella vergogna, la grande bellezza che deturpano inconsapevolmente. C’è bisogno di una rivoluzione culturale, una guerriglia che possa aprire gli occhi e mostrare la grandezza di una città che esiste da sempre e, da sempre, affascina.

Questa consapevolezza ha spinto la Oxford University a curare e pubblicare un accurato ed appassionato volume sulla storia e le contraddizioni di Napoli, il “Remembering Parthenope. The Reception of Classical Naples from Antiquity to the Present”. L’opera è stata curata da Claudio Buongiovanni e Jessica Hughes in collaborazione con altri sedici studiosi italiani, inglesi, americani e olandesi e mira ad indagare ed analizzare come la città possa far convivere da sempre tradizione ed innovazione.

Una contraddizione che comincia dal nome stesso della città: Neapolis (la città nuova). La città più antica della nostra penisola, la città da sempre abitata, quella definita da Strabone, contemporaneo di Gesù, “antica”, venne definita nuova in contrapposizione a Palepolis (città vecchia), il leggendario primo insediamento che si venne a creare intorno alla tomba della sirena Partenope. Nuova di nome, vecchia nella cultura, protesa verso il futuro ed ancorata al passato, giovane e frizzante, anziana e riflessiva: questa è l’anima doppia di una città eternamente combattuta.

Interessante come lo studio di Harald Hendrix sulle guide turistiche di Napoli metta in luce proprio questo aspetto. Il professore ha constatato come tutti i consigli delle guide, i luoghi di interesse e persino le valutazioni di ristoranti, pizzerie e locali, siano quasi del tutto identici a quanto scritto nelle guide di Napoli pubblicate cinque secoli fa. La prova evidente di come, nonostante le novità del nostro tempo, nonostante i festival sul lungomare, le zone pedonali e i concerti, la nostra città riesce ancora a presentarsi al mondo vestita “solo” della sua millenaria storia, con le sue credenze, i suoi culti e le sue caratteristiche.


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