Veleni nelle falde acquifere in Campania: Nokia sotto accusa


I carabinieri di Marcianise hanno sottoposto a sequestro preventivo ben 22 pozzi nella zona dell’ex stabilimento “Nokia solution & network” di Marcianise. La disposizione è stata eseguita su un mandato del gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dopo i preoccupanti rilievi dell’Arpac sulle falde acquifere della zona. Le analisi, partite nel 2014, hanno evidenziato la presenza di solventi organici ed idrocarburi all’interno della maggior parte dei pozzi della zona: quello che ha preoccupato maggiormente è la notevole quantità di tetracloroetilene, sostanza estremamente tossica.

“È un prodotto di sintesi, normalmente destinato ad usi industriali. – spiega la Procura di Santa Maria nella nota riportata del Corriere del Mezzogiorno – Le applicazioni più comuni del prodotto sono come solvente o sgrassatore. Tutte e tre le matrici ambientali, area, suolo, acqua possono essere contaminate. Sono stati accertati affetti tossici per l’uomo, che possono derivare sia dall’inalazione di concentrazioni elevate, sia dall’ingestione. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha classificato il tetracloroetilene come sostanza di classe 2 A, probabilmente cancerogena per l’uomo, con riferimento all’insorgenza di tumori ai reni, al fegato, all’utero, alla pelle ed al cervello a seguito di esposizione cronica”.

Sotto accusa proprio l’ex stabilimento Nokia come si evince da una nota della Procura: “La presenza in acqua di falda del tetracloroetilene, in molti casi con allarmante superamento dei valori di concentrazione rispetto ai limiti di Csc, è necessariamente riconducibile ad origine. Le cause della contaminazione sono state ricercate nella presenza dello stabilimento della Nokia. Sono ancora in corso gli accertamenti tesi a stabilire la provenienza univoca o meno della sostanza inquinante dall’attività dello stabilimento della Nokia, anche se può affermarsi che l’attività svolta dallo stabilimento è almeno una delle fonti di tale contaminazione. Nel corso delle indagini, si è reso necessario verificare se la contaminazione si fosse propagata dallo stabilimento a valle idrogeologica nel periodo intercorso tra la verificazione dell’evento e la realizzazione della barriera, nonché accertare la possibile migrazione della contaminazione della falda per un lunghezza di circa 15 Km ed oltre, attraverso diversi Comuni da Gricignano di Aversa a Castelvolturno”


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