I limoni di Amalfi coltivati anche in Brasile. Ma sono davvero simili?


I limoni di Amalfi, presenti da sempre nella dieta mediterranea e famosi in tutto il mondo, sono sbarcati in Brasile, in cui hanno visto un nuovo innesto che riprodurrà, in terra lontana, il sapore e l’odore che ne distinguono la genuinità.

Una delegazione costiera il 16 novembre è giunta nello Stato di Santa Caterina, nel quale è rimasta 4 giorni, precisamente presso l’Università Cattolica di Joinville – Facoltà di Nutrizione – e il Centro di Cultura Italiana Joinville.

La squadra dello Slow food campano è stata formata da: Raffaele Casola, Delegato al Turismo del Comune di Positano (nonché consigliere del Distretto Turistico Costa d’Amalfi e di Legambiente circolo “Vivi la Natura” di Amalfi),  Michele Amendola per il Centro di Cultura e Storia Amalfitana; il farmer chef Antonio Cioffi, socio Slow Food, il quale ha allestito laboratori e dimostrazioni pratiche sulla cucina mediterranea e Salvatore Aceto, dell’azienda “La Valle dei Mulini”, che ha illustrato la produzione del limoncello, per la quale ha visibilità internazionale.

Sono stati Cioffi e Aceto ad effettuare i primi innesti del limone amalfitano presso la fazenda del Presidente del Centro di Cultura Italiano, in Brasile, di Joinville.

“Quando parliamo di Brasile, – ha commentato Aceto prima della partenza, – parliamo di un paese grande, forte, produttivo, florido, con tante contaminazioni e presenze italiane tuttora vividePorteremo con noi la nostra esperienza e la nostra cultura rurale”.

I giorni che sono seguiti all‘innesto ufficiale, in effetti, hanno visto numerose iniziative eno-gastronomiche basate sullo scambio culturale, centralizzate su un cooking show organizzato dallo chef Antonio Cioffi.

Su Repubblica, inoltre, Salvatore Aceto aveva spiegato, brevemente, come sia possibile trapiantare un frutto, dalle caratteristiche peculiarmente mediterranee, in un territorio estero: “Possibile, perché l’ambizioso tentativo prende le mosse da una serie di analogie tra la Costiera e questa regione del Brasile. In particolare la zona in cui tenteremo l’innesto si trova a settecento metri circa sul livello del mare: si presenterebbe adatta ai nostri limoni”.

Bisogna solo aspettare i primi frutti e ponderare quanto le similitudini siano reali. Tuttavia, qualunque sia il prodotto di una sana contaminazione, seppur solo culturale, si tratterà sempre di qualcosa di genuino e dalle radici solide.


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