“Questa è Ginevra, non…”, Bartolomucci sui napoletani:”Questo piagnisteo continuo”



Le parole della cittadina svizzera in merito a Napoli, nel servizio del tg5 di qualche giorno fa, hanno fatto insorgere non pochi napoletani, stanchi di dover tollerare, da sempre, il ritratto tetro di Napoli, ferma e immobile tra la sua pizza, il suo mandolino e l’ennesimo omicidio di camorra.

“Questa è Ginevra, non è Napoli” è stata la frase conclusiva dell’intervento della donna al tg5, allarmata per il caso della ragazza presa a sprangate lunedì sera. Ebbene, dopo critiche e disappunti dilaganti, a Radio Marte Gianni Simioli decide di telefonare ad Antonio Bartolomucci, giornalista di mediaset, nativo di Lecce, da cui è stato redatto il servizio di Ginevra.

Chiaramente infastidito per la telefonata, il giornalista risponde a Simioli con una certa aggressività, giustificandola col fatto che in quel momento stava lavorando e non aveva tempo per tale confronto.

Tuttavia, una sorta di scambio è avvenuto. Bartolomucci ha iniziato con un giudizio sulla donna intervistata, la quale è stata definita “assurda donna”, come per scaricarle la colpa di tutto. Ma, poi, non controlla i nervi, a causa delle continue domande di Simioli (che gli chiede il perché della scelta di inserire quella frase del servizio) ed esplode: “Questo piagnisteo continuo (…)” esclama, riferendosi alle lamentele dei napoletani per l’immagine di Napoli nel mondo, continuando la frase, ma per poco. Prima di essere interrotto da Simioli.

Poi, punta sul contesto. Il giornalista afferma che la frase della donna non dovrebbe essere decontestualizzata, ma inserita nell’ambito del servizio. Un confronto telefonico, insomma, poco lineare da parte del giornalista di mediaset, il quale alternava momenti di ira a frasi impacchettate ad hoc, fino a parlare del suo amore per napoli, nella quale vivono amici e parenti. Chi non ha un parente a Napoli da usare come scappatoia morale?

Proprio in merito a questa telefonata, Angelo Forgione, sul suo blog, avanza un’ipotesi conclusiva: “(…)E a questo punto mi sento autorizzato a pensare male, e cioè che la frase sia stata dettata alla passante. Almeno mi spiegherei il suo sorriso finale.”

Non è certo la prima volta che un giornalista avrebbe imboccato un intervistato. E si potrebbe addirittura azzardare di più e pensare che se Bartolomucci l’avesse fatto di proposito, sarebbe stato per creare quello che ora sta succedendo: polemica. Si sa, la prima regola della pubblicità è: bene o male, basta che ne se parli.

Clicca qui, per ascoltare la telefonata di Gianni Simioli a Bertolomucci.


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