Parla Danilo, primo sposo gay a Napoli: “Non abbiate paura, libertà di adottare”



‘Normalità’
non è un termine qualunque. Normalità è una condizione: qualcuno la rifugge, qualcun altro la rincorre per tutta la vita. Potremmo dilungarci tanto sull’aggettivo ‘normale’, su quanto sia sbagliato dare dei limiti e una connotazione a qualcosa in base solo all’idea di alcuni, ma oggi vogliamo concentrarci su chi considera la normalità una meta e l’ha resa destinazione nella propria vita. Qualcuno come Danilo Di Leo e Antonello Sannino, la prima coppia omosessuale di Napoli protagonista delle unioni civili. Antonello è il presidente di Arcigay Napoli e delegato nazionale di Arcigay per lo sport, Danilo è un ballerino del Teatro San Carlo di Napoli. Entrambi di Torre Annunziata, entrambi con una storia di consapevolezza e conquiste alle spalle. Tutto prima del grande passo, avvenuto il 20 settembre al Comune di Napoli, celebrato dal sindaco Luigi De Magistris.

VesuvioLive.it ha incontrato Danilo, pochi giorni dopo il matrimonio, per conoscere meglio la sua storia e quella del suo, a questo punto, sposo:

Danilo, parlaci della vostra storia e di questo giorno incredibile che vi ha cambiato la vita:

“Ci siamo conosciuti sei anni fa, tramite amici in comune, nei primi tempi è stata solo una conoscenza, poi pian piano è diventata una storia seria. Qualche mese fa avevamo deciso di andare a convivere a settembre, poi è arrivata la svolta sulle unioni civili e abbiamo deciso di fare tutto insieme. Grazie ad Antonello ho conosciuto la realtà dell’associazionismo, dell’attivismo, che mi ha fatto capire quanto l’unione faccia la forza, sempre. 
Per quanto riguarda il giorno del nostro matrimonio, è stato bellissimo. A Napoli ci ha unito De Magistris, che è stato molto vicino a noi e in generale è molto vicino alla comunità. Il momento è stato emozionante non solo per noi, ma anche per la gente presente, e non parlo solo di familiari o amici, ma anche delle persone comuni, che ha capito quanto fosse in realtà normale quello che stava accadendo”.

Voi amate Napoli, e Napoli ama voi? Qual è il rapporto tra la città e la realtà omosessuale?

“Napoli in sé e per sé è una realtà abbastanza inclusiva, poi le eccezioni ci saranno sempre ovviamente, e in questo credo che l’attivismo sia importante proprio per diffondere l’idea di uguaglianza a quelle persone che sono in bilico nei giudizi. Inoltre a Napoli esiste e resiste ancora il mito del “femminiello” napoletano rispettato sempre dalla gente. Inoltre, nell’800 lo Statuto Albertino aveva inserito una legge sull’omofobia, ma in molte zone del Sud, tra cui Napoli, non fu mai applicata“.

E in Italia, quindi, a che punto siamo?

“Con le unioni civili è stato fatto un grande passo. Sono certo che pian piano parlandone diventerà normalità. C’era bisogno di questo cambiamento, anche se, sinceramente, tanta omofobia in giro non ne vedo. La gente era pronta a questa svolta”.

Dopo il matrimonio cosa ci sarà? Cosa c’è nei vostri progetti di coppia? Cosa pensi delle adozioni da parte di coppie gay?

“Io credo che debba esserci sempre la libertà, sia la libertà di adottare che la libertà della gestazione per altri. Ho conosciuto bambini figli di coppie etero che probabilmente stanno peggio di come starebbero con genitori gay. Non è la sessualità a fare di genitore un cattivo genitore”.

Qual è il tuo rapporto con la religione?

“Sia io che Antonello siamo agnostici, l’allontanamento dalla religione nel nostro caso comunque forse riguarda anche la conoscenza di alcune cose, certi comportamenti dell’ambiente ecclesiastico in generale, che “politicamente” non mi piacciono”.

Le vostre famiglie come hanno reagito al vostro outing?

“La famiglia di Antonello è molto tranquilla, la mia forse ha superato la notizia solo vedendomi felice al matrimonio. Ma la loro non era omofobia, semplicemente temevano che potessi avere una vita più difficile degli altri”.

Cosa senti di consigliare a tutti quei ragazzi che hanno paura a rivelare la propria omosessualità?

“Io posso dire che l’ho superata davvero quando ho capito di essere innamorato, ma fin da piccolo avevo un legame molto più forte con i maschi. Non ho mai allontanato i miei amici, anzi quando ho capito davvero la verità ho deciso di comunicarlo a tutti. La migliore soluzione è non aspettare che siano gli altri a scoprirlo, ma fare sempre il primo passo, così tutto verrà più facile. Non abbiate paura di mostrarvi per quello che siete”.

Danilo è stato “accompagnato” in questo percorso dal presidente dell’ANPI Napoli, un uomo di 90 anni, ultimo partigiano delle Quattro Giornate di Napoli, che gli ha fatto da testimone nel giorno più importante della sua vita. Un modo per dimostrare che qualunque generazione può scegliere di aprirsi alla tolleranza e al rispetto degli altri.

E’ solo un piccolo passo, e un piccolo passo non è mai abbastanza ma è sempre un piccolo passo. E’ amore, che senso ha dargli un colore o un nome? Amarsi così, oggi, è straordinario, ma domani diventerà normale. Normale.

 

 

 

 

 


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