Saviano e le accuse di plagio in Gomorra: la verità nella nuova sentenza dei giudici


Con un post pubblicato ieri su Facebook, lo scrittore Roberto Saviano è tornato sul processo che lo ha visto accusato per plagio ai danni di LIBRA Editrice. Il 15 giugno 2015 abbiamo appreso con una sentenza della Corte di Cassazione che il plagio c’è stato:

“Il raffronto del brano di “Gomorra” con l’articolo di Libra”, scrive il giudice, “dimostra la fondatezza delle lagnanze dell’appellante. In “Gomorra” il Saviano ha infatti realizzato un’abusiva riproduzione pressoché letterale della parte iniziale del pezzo giornalistico, cui ha fatto seguire una contraffazione (o plagio camuffato) della restante parte dell’articolo…”.

Con quella sentenza, passata in giudicato e che quindi fa testo tra le parti, la Cassazione dunque accoglieva in maniera parziale le richieste di LIBRA rigettando il ricorso di Roberto Saviano e della Arnoldo Mondadori Editore spa, rinviando alla Corte d’Appello soltanto la quantificazione del danno. Il plagio, anche se circoscritto, c’è stato: lo ha detto la Corte di Cassazione, il giudice supremo dell’ordinamento italiano. Gomorra, in ogni caso e come ribadisce la stessa Cassazione, resta un’opera originale e non interamente plagiata come sosteneva inizialmente LIBRA.

Tale ricostruzione non è contenuta, tuttavia, nel post di ieri di Saviano che recita:

Per anni ho subito una vera e propria persecuzione da parte di LIBRA Editrice (che pubblica i quotidiani Cronache di Caserta, prima Corriere di Caserta, e Cronache di Napoli) e che nel 2008 mi aveva citato per plagio in seguito ai miei duri attacchi alla sua linea editoriale. Oggi la Corte d’Appello di Napoli quantifica in 75mila euro la somma che LIBRA dovrà restituire e che mi impegnerò perché sia devoluta in beneficenza. LIBRA aveva detto che Gomorra era interamente plagiato, aveva chiesto per questo 300mila euro di danni, ne aveva ottenuti 60mila, ne dovrà restituire 75mila. In un mondo in cui tutto sembra avere un prezzo ciò che non ne ha è il fango che LIBRA Editrice ha gettato sulla memoria di Don Peppe Diana con quel titolo terribile: “Don Peppe Diana era un camorrista”. LIBRA Editrice non pagherà mai per avere, in terra di camorra, lordato il nome di una vittima innocente e per aver glorificato, con un articolo pubblicato sullo stesso giornale (“Boss playboy, De Falco re degli sciupafemmine”), il mandante dell’omicidio di Don Peppe.
Questo processo, che dura dal 2008, per me è stato doloroso, difficile oltre che lunghissimo, eppure sono fiero di poter restituire oggi alla memoria di Don Peppe questa piccola, piccolissima vittoria.

Tralasciando la parte riguardante Don Peppe Diana, che nulla c’entra con il processo per plagio essendo, invece, un attacco – anche condivisibile – diretto alla linea editoriale di allora di LIBRA, quello che a noi interessa adesso è capire di più la faccenda del plagio dato che un comunicato della Redazione di Cronache è di tono diametralmente opposto:

“Siamo soddisfatti del pronunciamento della Corte di Appello di Napoli che ha condannato Roberto Saviano e la Arnoldo Mondadori Editore Spa al risarcimento dei danni per l’illecita riproduzione di alcuni articoli di Cronache di Napoli e Corriere di Caserta. Una sentenza che rende merito al lavoro di giornalisti che quotidianamente sono in prima linea per riportare fedelmente e senza paura ciò che accade su territori difficili come quelli di Napoli e Caserta. Siamo convinti che questa volta la verità non verrà travisata come purtroppo già accaduto. In passato, infatti, abbiamo assistito a tentativi di capovolgere le sentenze emesse dalla prima Corte d’Appello e successivamente dalla Cassazione che avevano accertato, senza ombra di dubbio, il plagio commesso da Roberto Saviano nella stesura del libro Gomorra, edito da Arnoldo Mondadori Editore Spa”.

Qual è perciò la verità? Andiamo a leggere il dispositivo della sentenza della Corte d’Appello che si era riunita in Camera di Consiglio il 26 settembre 2016 e la cui decisione è stata appresa ieri. L’immagine è stata pubblicata da IlMonito.it:

 

Immagine pubblicata da ilmonito.it

Immagine pubblicata da ilmonito.it

Si evince a questo punto che:

1) il plagio di Roberto Saviano, accertato nel 2015 dalla Corte di Cassazione, c’è stato e rimane anche se non nella misura richiesta da LIBRA, che dovrà ricevere un risarcimento di 6.000 euro;
2) LIBRA deve restituire alla Arnoldo Mondadori la somma di 21.866 euro nel ricalcolo effettuato dalla Corte d’Appello, su rimando della Corte di Cassazione.

Adesso che, a quanto pare, è stato chiuso il capitolo riguardante le accuse di plagio in Gomorra verso Roberto Saviano, non resta che rinnovare la stima sia a Roberto Saviano che ai giornalisti di “Cronache”, impegnati in una quotidiana lotta contro la criminalità organizzata e che, perciò, hanno bisogno del sostegno di tutti i cittadini e di essere messi nelle migliori condizioni possibili di poter lavorare al medesimo fine, quello di denunciare e smascherare il malaffare.


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