Saviano: “Dire che Napoli è tutta cielo e sole è una menzogna populista”


Il Cam di Casoria gli intitola una sala, lui ringrazia e poi torna a fare quello che gli riesce meglio (o peggio, dipende dalle opinioni e dalle occasioni): parlare di Napoli. Roberto Saviano torna in Campania per la seconda volta in poco tempo, e forse proprio la vicinanza alla terra che gli ha portato fortuna (o sfortuna, anche qui dipende dai punti di vista) e notorietà sollecita la sua inesauribile voglia di spiegare Napoli “a parole sue”.

Stavolta lo ha fatto ai microfoni de “Il Corriere del Mezzogiorno”, cominciando proprio dal Cam e dal concetto di cultura a Napoli: “Il Cam è la dimostrazione che la cultura a Napoli e in Italia è sempre una scelta personale, un colpo di genio, una spesa individuale in termini di impegno, soldi. Il Cam di Casoria non è un museo artigianale, minore, lo potresti trovare a Berlino o in Scandinavia.

E la politica mente quando parla di piazze liberate dallo spaccio. Basta vedere l’ultimo articolo di Antonio Crispino, giornalista che va sostenuto e che si sta esponendo molto contro la narrazione della Napoli tutta cielo e sole. Non è vero che la città è diventata un luogo dove le piazze sono state sottratte allo spaccio e sono diventate piazze della legalità. È una menzogna populista. Con prudenza bisognerebbe dire che si stanno facendo sforzi, che si stanno facendo tentativi. E invece si arriva ad affermare che si sta cambiando il volto della città. Non è vero.

Si dice che si stanno creando nuove risorse e non è vero. Questa semmai è l’intenzione ed è una cosa tipica da caudillo confondere il proclama con la realizzazione. A Napoli si continua ad avere paura, a sparare, ad avere un’economia legata al narcotraffico, ad avere disoccupazione. Questo non significa che sia tutta colpa dell’attuale amministrazione né che un sindaco possa risolvere ogni cosa. Sono problemi che vanno ben oltre le responsabilità comunali, regionali e finanche nazionali. Ma non bariamo”.

Lo scrittore, poi, continua parlando della concezione di Napoli, della Napoli vista dai napoletani. “Napoli non è solo camorra”, quante volte lo abbiamo detto e quanto è vera questa espressione? “Napoli non è solo camorra? Questa espressione – dice Saviano – che ho usato spesso anch’io, denota in noi una specie di senso di colpa, come se fossimo vittime dell’impossibilità di un racconto completo. Come se noi in quota Napoli avessimo solo tre minuti di racconto, e quei tre minuti comprendono solo camorra […]”.

Infine, lo scrittore tende una mano a chi lo denigra e lo accusa di infangare Napoli: “Con Napoli non mi sono mai sentito in conflitto. Una parte di Napoli si è sempre sentita offesa, sgamata, urlata da me, ma ovunque io vada c’è sempre qualche napoletano alle presentazioni, anche all’estero, che mi porta il suo saluto, mi dà il suo braccio. Mi sento ancora assolutamente parte di questa comunità, si è cittadini di una città quando ci si occupa di essa e quando verso la sua storia e verso il suo presente si è profondamente attratti, incuriosi. E anche disgustato”.

Nessuno a Napoli vuole mettere i paraocchi e negare quello che ancora succede nelle piazze di spaccio o nei rioni malfamati. Nessuno vuole negare che il tasso di disoccupazione regionale sia tra i più alti d’Italia e che il sole, il mare e la pizza non risolvono i problemi gravi che da decenni interessano la nostra città. Allo stesso tempo, però, pensiamo sia inutile puntare sempre il dito, sparare a zero come farebbe un “nordista” qualunque, dimenticando di quello che Napoli riesce comunque a produrre, con sforzi di gran lunga maggiori rispetto a più della metà del Paese. Non siamo pro Saviano, né contro di lui, ma ci aspettiamo che chi ha le armi per arrivare davvero a tutti, lo faccia osservando sempre i due lati della medaglia. Altrimenti, sempre di paraocchi si parla. O no?


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