I Bastardi di Pizzofalcone, la produzione: “A Napoli la luce è più forte del buio”


I Bastardi di Pizzofalcone è giunto al termine di questa prima grande stagione che ha emozionato tutti con le bellissime immagini di Napoli, che mai forse era apparsa agli occhi del pubblico così bella, se non nei film dei grandi artisti del passato. Storie avvincenti, ma non le solite di camorra, bensì gialli che puntata dopo puntata hanno appassionato il pubblico.

Negli articoli passati vi abbiamo raccontato dei luoghi, delle curiosità, dei costi della fiction. Vi abbiamo anche presentato stelle emergenti del panorama artistico napoletano che con questa fiction hanno avuto una grande opportunità. Oggi invece vi vogliamo raccontare le emozioni di chi ha ideato e voluto fortemente questa fiction.

Iniziamo con il raccontarvi di Maurizio de Giovanni, autore di romanzi di straordinario successo in Italia e all’estero. Nel 2005 vince un concorso per giallisti esordienti con un racconto incentrato sulla figura del commissario Ricciardi, che ispirerà un ciclo di romanzi: “Il senso del dolore”, “Il giorno dei morti”, “Per mano mia” e altri. Nel 2012 viene pubblicato “Il metodo del Coccodrillo” (Premio Scerbanenco), primo della serie, dove compare l’ispettore Lojacono e a cui seguiranno “I Bastardi Pizzofalcone”, “Buio”, “Gelo” e “Cuccioli”. I romanzi da cui è tratta la fiction. Uno dei momenti che lo scrittore ricorda come tra i più importanti è stato quando ha ricevuto la telefonata dell’amico Andrea Ozza, editor della Clemart, società produttrice della fiction e compagno speciale di viaggio, che gli ha detto: “Devi venire a vedere una cosa”.

“Non si trattava dell’espressione profonda e accorata di uno degli interpreti, che sono stati magicamente bravi; né di una o più scene, attraverso le quali le nostre ipotesi diventavano reali. Si trattava di un pezzo di pietra” – racconta de Giovanni. “Mi sono inerpicato con lo scooter fino alla fine di via Egiziaca, sulla sommità di Pizzofalcone, dove si trova l’antico Archivio di Stato.

“Era un luogo che conoscevo, naturalmente: un meraviglioso, vecchissimo palazzo in tristi condizioni di manutenzione, situato in una posizione incredibile dalla quale Napoli si propone in un fantastico panorama di mezza costa, col castello, il mare e il Vesuvio e tutta la città così vicini da poterli toccare, sporgendosi dall’enorme terrazzo, con la punta delle dita. Era un tardo pomeriggio. La troupe doveva ancora arrivare, sarebbero state girate alcune scene notturne.

“L’assenza di camere e attrezzature rendeva la vista assolutamente normale. Se non fosse stato per la pietra. La pietra. Attaccata di fianco al portone, in marmo, rettangolare, artificialmente invecchiata così bene che nessuno avrebbe potuto dubitare della sua autenticità. Incise nel marmo, alcune semplici, incisive parole. “Polizia di Stato. Commissariato di Pizzofalcone.” Avevo conosciuto regista, produttori, attori. Li avevo visti in azione, ne avevo apprezzato l’autenticità e mi ero emozionato nel vedere diventare vive le parole che Silvia, Francesca e io avevamo scritto. Ma quella pietra era un’altra cosa. Quella pietra era vera”.

Silvia e Francesca che cita de Giovanni sono Silvia Napolitano e Francesca Panzarella, le altre due sceneggiatrici che insieme a de Giovanni hanno dato vita alla fiction. Silvia, sceneggiatrice dall’importante curriculum, ha scritto numerose fiction per la televisione. Tra le più recenti in onda su Rai 1, “Nebbie e delitti”, “Donna Detective”, “Il commissario Nardone” e la miniserie “Adriano Olivetti – La forza di un sogno”. Francesca è sceneggiatrice di importanti film e titoli televisivi come “Commesse”, “Don Bosco”, “Un caso di coscienza”, “Provaci ancora prof!”, “Per amore del mio popolo – Don Diana”.

“La prima volta che abbiamo visto Maurizio de Giovanni era seduto a un tavolino del Gambrinus, suo luogo magico, cuore di Napoli e dei suoi romanzi. Maurizio de Giovanni è Napoli, e i suoi romanzi contengono tutti gli umori della città, le sue zone oscure e gli squarci di sole. Affrontare le sceneggiature del ciclo dei Bastardi è stata una bellissima scommessa: difficile, come sempre capita quando c’è da trasferire l’anima di un libro in immagini, dialoghi, ritmo.

“Ma anche (apparentemente) facile: leggendo i romanzi e chiudendo gli occhi, i personaggi ti sembra di vederli, di conoscerli da sempre, Napoli ti scorre davanti con i suoi sapori, i suoi odori, le sue passioni. In realtà scrivere le sceneggiature dei Bastardi è stata un’impresa complessa. Sapevamo che il risultato finale doveva restituire ai lettori di Maurizio quello che avevano amato nei libri e regalare agli spettatori che non li avevano letti la scoperta di un mondo vero, pieno di storie e di umanità.

Avere Maurizio con noi ci ha garantito che i suoi personaggi facessero il salto dalle pagine dei romanzi alle pagine delle sceneggiature conservando la loro verità. E ci ha anche permesso di scoprire nuove trame, nuovi sviluppi delle loro vite: siamo andate avanti con loro, abbiamo vissuto con loro. E questo è stato davvero emozionante. Il lavoro sulla struttura della serie è stato fondamentale: c’era da raccontare la vita privata dell’ispettore Lojacono e dei suoi colleghi, sette esistenze difficili, con i lati oscuri, i segreti e le speranze di ognuno di loro. Un arco narrativo da dosare attentamente e da intrecciare con il plot giallo, per arrivare a un racconto capace di intrigare e incuriosire, di generare attese e sorprese.

“E poi c’era da raccontare la città, Napoli, una città che si affaccia da ogni finestra, piena di rumori, che nasconde segreti e che ti fa sorridere. Insomma, nelle sceneggiature abbiamo cercato di impastare questo magma di storie e suggestioni, ma avendo alle spalle la sicurezza dei libri di Maurizio, così vividi, così pieni di vita. Ci siamo trovate anche a scrivere tre episodi senza un romanzo alle spalle: in questi casi la storia è nata dalle intuizioni fulminanti di Maurizio, da un ping pong divertente, a volte complicato, a volte anche faticoso.

“Abbiamo scritto e riscritto, buttato e salvato, come è normale fare. Abbiamo litigato e ci siamo divertite, abbiamo lavorato tanto e ci abbiamo messo l’anima. Vorremmo che tutto questo si vedesse, che arrivasse al cuore degli spettatori così come i romanzi hanno raggiunto quello dei lettori. Vorremmo anche che tutti quelli che hanno visto la serie si fossero affezionati come ci siamo affezionate noi a Lojacono, a Laura Piras, ad Aragona e a Ottavia, al commissario Palma e a Pisanelli, ad Alex e a Romano. E, naturalmente, a Napoli”.

La Clemart è la nuova società fondata dai produttori Gabriella Buontempo e Massimo Martino. Entrambi con una grande esperienza nel settore audiovisivo, Clemart ha realizzato in precedenza fiction di successo per Rai1 come “Il grande Torino” e “Caccia al Re – La Narcotici”.

“È stato amore a prima vista, anzi, a prima lettura. Massimo Martino e io – racconta la Buontempo – crediamo che la scrittura di Maurizio de Giovanni non sia solo evocativa da un punto di vista letterario, ma anche e soprattutto da quello cinematografico. Scorrono immagini da quei romanzi, suoni da quelle pagine. I suoi personaggi sono così squisitamente tridimensionali che sarebbe stato un gran peccato non trasporli sullo schermo. Suoni e immagini che, fra l’altro, restituiscono una Napoli, a nostro modo di vedere, autentica, vera, valorizzata nelle sue tante piccole contraddizioni, nelle sue innumerevoli sfumature, che la fanno essere una delle città più belle d’Italia.

“In questo poliziesco, d’altronde, non si parla di camorra, non si parla di criminalità organizzata o di altre brutture, ma di crimini ordinari, commessi da gente comune e legati all’animo umano e alle sue pulsioni più primitive e intrinseche quali amore, passione, fame, soldi, sangue. Abbiamo deciso di impegnarci in questa sfida, consapevoli di assumerci anche una responsabilità notevole dato il successo internazionale dei suoi romanzi, attualmente arrivati al quinto capitolo della serie: Il metodo del Coccodrillo, I Bastardi di Pizzofalcone, Buio, Gelo e Cuccioli.

“È per questo che abbiamo messo a disposizione quelle che consideriamo essere le migliori risorse del nostro panorama cine-televisivo: non poteva che essere Carlo Carlei il regista capace di supportare la complessa materia narrativa di Maurizio de Giovanni, con la sua forte esperienza di regista cinematografico d’Oltreoceano e l’importante trascorso televisivo che lo ha visto trionfare più volte negli ascolti con le serie su Padre Pio ed Enzo Ferrari.

“Meticoloso, da parte nostra, è stato anche un lavoro di casting volto a restituire una buona dose di autenticità ai personaggi, cercando di trovare volti ma anche personalità vicine alle creazioni di de Giovanni: ecco che Alessandro Gassmann sarà il nostro protagonista, l’ispettore Lojacono. Al suo fianco Carolina Crescentini nel ruolo del pm Laura Piras. E a seguire nomi importanti del teatro e della cultura partenopea, fra i quali citiamo Gianfelice Imparato, Tosca d’Aquino, Massimiliano Gallo, Antonio Folletto, Simona Tabasco, Gennaro Silvestro, Gioia Spaziani, Serena Iansiti.

“Per garantire autenticità al racconto, abbiamo deciso di effettuare le riprese interamente sul territorio campano, avvalendoci di maestranze locali e valorizzando gli artisti del luogo in un meticoloso lavoro di scouting, necessario per ottenere risultati qualitativi elevati. Speriamo che il pubblico dei lettori di Maurizio, come quello di Rai1, possa apprezzare i nostri sforzi”.

Carlo Carlei è il regista della fiction. Già noto per fiction di successo come Padre Pio, Ferrari e Il generale Della Rovere.

“La bellezza di Napoli mi ha fatto accostare a questa serie con l’entusiasmo di un bambino in un paese dei balocchi. – racconta il regista – Di Napoli ho amato tutto: la gente, il mare, la musica, il cibo, la luce, i colori e le sfumature. Eccetto ovviamente quegli aspetti oscuri da “opaco atomo del male” che a tutt’oggi ne minano bellezza e tranquillità.

“Eppure nel parlare con le persone, nel conoscere l’animo nobile, fiero e profondamente onesto dei veri napoletani, ho toccato con mano che la luce è molto più forte del buio. Napoli è una città dalle straordinarie potenzialità che va amata, protetta, difesa. A tutti i livelli. Quindi anche e soprattutto nella descrizione delle sue tante cose meravigliose, che forse ultimamente siamo stati troppo fuorviati dai pregiudizi per apprezzare fino in fondo. È vero che nulla è come sembra se visto da un occhio vergine, ma è anche vero che al brutto ci si abitua mentre ciò che vale non fa notizia.

Per questo una storia di redenzione, anzi di redenzione multipla, come I BASTARDI DI PIZZOFALCONE, è una metafora perfetta per descrivere lo sforzo immane che a volte gli esseri umani onesti devono compiere per scrollarsi di dosso i pregiudizi e non essere confusi con una minoranza di delinquenti che purtroppo rovina la reputazione di un’intera città o regione. Avendo ammirato di recente molte serie americane che ormai hanno raggiunto qualità e spessore di gran lunga superiori a quello che Hollywood produce per il grande schermo, ho deciso di adottare per I BASTARDI un linguaggio visivo che fosse il più “internazionale” possibile.

“La serie ha sicuramente uno stile unico e inconfondibile, ma ho scelto di personalizzare il tono di ognuno degli episodi della serie come se fosse un film a sé, dato che ciascuno di essi racconta uno spaccato particolare di una realtà complessa e sfaccettata. Napoli diventa così lo sfondo perfetto per un gioco di destini in cui, così come nella vita, tragedia e commedia si intrecciano e si alternano senza soluzione di continuità, creando contrasti, aspettative, intrighi e suspense. Non avrei potuto riuscirci senza l’aiuto dei miei fantastici attori protagonisti, capitanati da un Alessandro Gassmann in stato di grazia e da una moltitudine di grandi caratteristi partenopei pieni di talento che hanno arricchito la serie con verità e autenticità assolutamente uniche”.

Voci insistenti affermano che la fiction tornerà con una seconda serie, visto anche il grande successo della prima. È probabile che la vedremo sui teleschermi nel 2018.


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