Le mani sulla città e il 4 marzo per Bagnoli


In linea con molti articoli scritti in passato, contro le “archistar” e le speculazioni edilizie in cantiere, a proposito di quanto influisca sulla cittadinanza la mancanza di politica nella gestione del denaro pubblico, e su quanto l’economicismo imperante nella nostra realtà locale influisca negativamente sulla già compromessa qualità della vita, informiamo i nostri lettori di un fatto sconcertante, ma ormai prassi operativa abituale di quella sorta di “democrazia diretta”, di moda in città negli ultimi tempi, la quale predica svolte epocali e proclami mediatici.

L’Assise cittadina per Bagnoli ha indetto una mobilitazione popolare, di “non indifferenti”, per martedì prossimo contro il patto discutibile che il Comune ha convenuto sottoscrivere con il Governo centrale e la Regione Campania, per assecondare la volontà mercantilistica di una certa porzione della classe imprenditoriale meridionale e nazionale, la quale è attualmente impegnata non nella riconversione industriale del nostro territorio, ma nell’avvio di un nuovo ambizioso progetto speculativo, che avrà pari solo con la prossima riqualificazione della Zona Q8 di San Giovanni a Teduccio. Scopo di questo “agguato” alla cittadinanza è l’enorme deviazione di denaro pubblico da finalità collettive a progetti di interesse privato; la ricostruzione sulla spiaggia dell’Ex Italsider dei capannoni della Città della Scienza, la quale avrebbe dovuto sgomberare già prima che il “misterioso incendio” divampasse su quest’ultima, e con essa occultasse gli enormi buchi di bilancio. Grazie a fonti più che attendibili di cui per sicurezza non diffonderemo i nomi, interne all’attuale amministrazione e alle sopravvivenze delle precedenti, non possiamo non sospettare che dietro la solidarietà a favore dei “divulgatori delle scienze” vi siano invece intrallazzi clientelari e comitati d’affari per delinquere, interessati a far affluire nuovi salvifici fondi di denaro pubblico ed europei nelle mani ancora maleodoranti di benzina, e in quelle di coloro che si scoprono oggi essere agevolati per l’ottenimento di permessi edilizi fino a poco tempo fa impossibili da avere.

Come Il laboratorio per la Critica all’economia politica ci informa, questo patto consiste in operazioni molteplici ma interconnesse tra loro, tra cui le più rilevanti: una deroga, legale ma impopolare/impolitica, agli argini normativi del piano regolatore; la violazione dei vincoli per la salvaguardia del paesaggio; lo sventramento di un’area storica e archeologica dell’industria nel Meridione, la cementificazione di terreni ancora inquinati e lontani da una efficace bonifica. Come può il Comune, a due mesi dall’ordinanza che imponeva a Città della Scienza di certificare l’avvenuta bonifica, a Caltagirone di bonificare l’area Cementir e a Fintecna di rimuovere la colmata a mare, operare in contraddizione con una sua espressione precedente? Come può il primo cittadino acconsentire all’alienazione demaniale, alla privatizzazione di suolo pubblico, di spiaggia pubblica, abrogando la delibera del 25 settembre del 2012 del Consiglio comunale, la quale accoglieva l’istanza di “spiaggia per tutti” proposta da 13000 cittadini?

Insieme al Polo di Studi Filosofici e Politici del Centro Culturale la ” Città del Sole” di Napoli, ai cittadini affratellati da questa causa, mostriamo la nostra solidarietà, e invitiamo i tecnocrati a porre chiarezza.

Come può un’istituzione eletta dal popolo agire contro di essa?

Come può lo Stato, attraverso il Diritto, ledere l’integrità della volontà generale, e la dignità delle persone giuridiche e cittadine?

Come più volte ci ha confermato il Laboratorio  dell’Ex Asilo Filangieri, e il patrimonio di ricerca e di studi che rende concretamente militante, come si può costruire sulle ceneri di un incendio doloso, di cui si ignorano ancora gli esecutori diretti e i mandanti, una “Bagnoli futura”? Come può la Città della Scienza essere uno sperpero più che una ricchezza per la Regione?

Come può il Capitale essere posto al centro di tutto, nel momento in cui la nostra Città ha bisogno di un nuovo finalismo politico, una nuova progettualità umanistica, e non aridamente amministrativa?


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