I pensieri di Diego & Armando: “Mi sento napoletano ma tifo Juve, sulla città penso…”


Il 10 maggio ’87 Diego a quasi 27 anni, allungava la geografia del calcio regalando il primo Scudetto alla città di Napoli. Armando quel giorno fu condotto dal papà allo stadio per la prima volta nella sua vita all’età di 8 anni. Lo stadio fu un’esplosione di gioia e colori, i tifosi si trascinarono per le vie del capoluogo campano con caroselli attesi da anni. Quella giornata non è stata dimenticata da Armando nonostante siano trascorsi 30 anni. Ma per lui non fu un’esperienza da ricordare con il sorriso e forse da quel giorno ebbe inizio il suo presente da napoletano-juventino. 

«Quel giorno lo ricordo. Ricordo lo stadio senza sediolini e copertura, non riuscivo a vedere la partita. Ero piccolo e c’era tanta gente. Non potevo star seduto, andare in bagno era praticamente impossibile. Dissi a mio padre “non voglio andare più allo stadio, non mi piace“. Per me fu una giornata tremenda. In quel periodo a scuola si giocava con le figurine dei calciatori. Tutti tifavano per il Napoli o Milan e io senza un reale motivo, forse per essere diverso dai miei compagni, scelsi la Juve. Guardavo il nome sulle figurine, i colori e da quel momento chiunque mi chiedeva per quale squadra tenessi la mia risposta era “Juve”».

La reazione del papà fu quella di un napoletano e tifoso della maglia azzurra che ancora oggi si chiede come sia stato possibile. Quasi un trauma da dover sopportare per una vita intera. Armando vive ad Ischia ma nella sua infanzia c’è la città di Napoli di cui i genitori sono originari. Faceva il pendolare tra l’isola e l’ex capitale del Sud. La sua passione per i colori bianconeri lo hanno portato fino a poco tempo fa ad attraversare le onde del mare e a macinare chilometri in occasione di ogni partita interna della sua squadra del cuore, fino a quando per motivi personali è stato costretto a diminuire le sue presenze allo stadio. E’ in questo periodo che nasce l’idea di costruire una pagina facebook, ad oggi seguitissima anche dai tifosi del Napoli che gli rimproverano in particolare la scelta del nome “I pensieri di Diego & Armando“.

«La pagina è nata nella scorsa stagione, quando la Juventus era partita male. Lo scopo iniziale era rispondere un po’ a tutti quei tifosi della Juve che non avevano fiducia nella sqaudra e si mostravano anche irriconoscenti verso una società che aveva vinto così tanto. Riguardo al nome della pagina, quello nasce un po’ per caso, legato ad un episodio simpatico che ho vissuto, ma anche un po’ per provocazione nei confronti dei tifosi del Napoli. Maradona, con la sua classe infinita non si discute, ma per i sostenitori del Napoli sembra quasi che lui non si possa nominare. Io mi chiamo Armando e in casa avevo il poster di Diego (Diego Ribas de Cunha, in forza alla Juventus nella stagione 2009-2010, ndr) e così ho battezzato la pagina con quel nome. E non possono venirmi a dire che si tratta di un’offesa a Maradona».

I video sono cliccatissimi su facebook, soprattutto in coincidenza con gli incroci Napoli-Juventus. Sfottò, risate ma anche insulti e offese all’indirizzo di Armando e tra gli utenti stessi. Le accuse mosse nei suoi confronti riguardano una sua presunta mancanza di napoletanità a causa della sua passione bianconera. Ma è così? Ce lo siamo chiesti anche noi.

«Mi sento napoletano, ma ci toglierei il doc. Io recito in una compagnia teatrale, adoro Eduardo De Filippo, mi piace la canzone classica napoletana e ritengo la città di Napoli la più bella del mondo anche se a volte può diventare la più brutta. Ai tifosi azzurri posso invidiare il calore che dimostrano allo stadio, qualcosa di unico che da napoletano capisco perfettamente. Con amici tifosi del Napoli guardiamo insieme sia le partite della squadra azzurra che della Juve con tanta sportività e simpatica. Per quanto riguarda il modo di vivere credo che non è sempre vero che al Nord ci accolgano con il pregiudizio, a volte è il napoletano a pensarla in questo modo in maniera preventiva, mostrandosi vittima quando nella realtà non lo è. I tifosi sono a volte invadenti e questo difetto lo ritrovo anche nella vita quotidiano, c’è da migliorare sicuramente. I cori sul Vesuvio e colera? Li ritengo semplicemente il prodotto dell’ignoranza. Io non mi sento chiamato in causa. La stupidità va combattuta con l’indifferenza». 


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