Anoressia e bulimia: se il cibo è nemico. Gli psicologi: “Ecco perché ci si ammala”


Non esistono solo tumori, malformazioni, patologie cardiache o organiche di vario genere. Ci sono malattie silenziose, fatte di vuoti da riempire e di montagne di numeri da scalare. Peccato che in cima non ci siano trofei, ma solo devastazione, fisica e psichica, che può essere anche letale. Oggi, 15 marzo, ricorre la Giornata Nazionale del fiocchetto Lilla dedicata ai Disturbi del comportamento alimentare.

Anoressia, bulimia e non solo, rapporti malsani con il cibo che affliggono circa 3 milioni di giovani nel nostro Paese (il 95,9% sono donne, il 4,1% uomini).

L’ossessione per ciò che si mangia, l’odio verso la propria immagine e la ricerca di una perfezione che non esiste: i disturbi alimentari sono il culmine di una sofferenza che ha nell’esteriorità solo la sua esplosione. Lo specchio è nemico ma non riflette tutto il dolore. Il dolore è altrove.

Il dott. Stefano Iovino e la dott.ssa Giuseppina Barra

Di questo abbiamo parlato con la dott.ssa Giuseppina Barra ed il dott. Stefano Iovino, Psicoterapeuti e soci fondatori del centro DiCA (che ha varie sedi in Campania) che, insieme ad un’equipe di professionisti, si occupano del trattamento dei Disturbi del comportamento Alimentare.

– Cosa si intende per disturbi alimentari e quali sono i più frequenti e quelli invece meno conosciuti?

“I più frequenti sono sicuramente anoressia e bulimia dal punto di vista della cronologia storica e della diffusione statistica, ma oramai da tempo tra i disturbi più frequenti c’è quello noto con l’acronimo B.E.D., dall’inglese Binge Eating Disturber, ossia disturbo da alimentazione incontrollata, attualmente tanto frequente quanto gli altri due. I più famosi sono questi tre ai quali si aggiungono delle varianti, la cui differenza è data da dettagli sintomatologici diversi. Tutti hanno in comune un rapporto disregolato col cibo”.

 – Le fasce d’età più colpite?

“Le fasce d’età sono varie ,i disturbi sono diffusi e non più specifici di una determinata fascia d’età. La forbice si allarga con il passare del tempo. E’ facile trovarli anche dopo l’adolescenza e dopo i 35/40 anni”.

– Da quali segnali si può capire se una persona è affetta da disturbi?

“I disturbi alimentari sono la parte finale di un malcontento generale che la persona vive. Comportamenti autolesionistici, umore depresso, irritabilità oltre che ad un rapporto con il cibo che inizia a modificarsi tanto nell’eccesso quanto nella privazione. Non sempre è semplicissimo per un familiare, o per chi ci sta vicino,  rendersi conto di un disturbo alimentare. Inoltre, capita spesso che i genitori si rivolgano al nostro centro perché non sanno come comportarsi, si spaventano di fronte a questo tipo di comportamenti”.

– Come capire invece se si sta entrando nel tunnel dei disturbi?

“Bella domanda. Da un punto di vista clinico esistono dei criteri precisi per poter fare diagnosi che vengono descritti nel DSM (Manuale diagnostico e statistico dei Disturbi Mentali). Esistono quindi delle modalità sintomatologiche ben identificabili che sono peculiari di alcuni tipi di disturbi. Al di là delle etichette diagnostiche va sempre considerato l’individuo nella sua complessità e quindi adattare la nostra osservazione clinica, ed  il conseguente intervento terapeutico, a seconda della situazione”.

– Perché ci si ammala?

 “Per una lunga serie di motivi! Facendo una considerazione di tipo sociale, esistono una serie di cliché e di “imposizioni” che prevedano che il corpo sia uno strumento di comunicazione. Va da sé che per sentirsi accettati e per contare qualcosa si inizia ad usare il proprio corpo come strumento per affermare il proprio valore personale. L’aspetto sociale, però, non può essere visto come spiegazione esaustiva ed unica. Il cibo ha un alto valore comunicativo, soprattutto per ciò che riguarda la sfera emotiva dell’individuo; ben si presta a condensare una varia gamma di emozioni, a diventare elemento sostitutivo di un dolore che non si riesce altrimenti a veicolare. Spesso le persone che soffrono di disturbi alimentari hanno alle loro spalle delle sofferenze psicologiche atroci, delle famiglie disastrate, delle enormi difficoltà a parlare di sé. Ecco che il cibo diventa la panacea di tutti i mali, il controllo del peso l’unico modo per dare un senso alle proprie giornate”.

– Nonostante la differenza in percentuale sia netta, l’anoressia è anche una patologia maschile.

“Sì, è anche una malattia maschile e negli ultimi tempi i numeri sono aumentati. Alla nostra osservazione arrivano sempre più spesso anche uomini”.

– Si può uscire dal tunnel dei disturbi alimentari? Si può guarire davvero e definitivamente?

“Si, guarire è sicuramente possibile. Ovviamente non è sempre semplicissimo e non si è indenni da rischi. I disturbi alimentari sono patologie di tipo psicologico che, coinvolgendo anche il corpo, creano danni seri ed – in alcuni casi – possono condurre alla morte. Per questo motivo è fondamentale che i pazienti affetti da DCA vengano seguiti da un’equipe multidisciplinare composta, come nel nostro caso, da diversi professionisti tutti specializzati nella cura di Disturbi del Comportamento Alimentare (Psicoterapeuti, Psichiatra, Nutrizionista, Medico internista). È necessario, inoltre, attivare campagne di sensibilizzazione e fare tanta prevenzione perché di disturbi alimentari si possa parlare liberamente e non lasciare le persone che ne soffrono nel buio e nella disperazione dell’incomprensione. Per questo motivo, oltre che occuparci della cura di queste patologie siamo molto attivi nelle scuole ed in campagne di sensibilizzazione”.

A tal proposito informiamo i nostri lettori che il centro offre uno spazio gratuito per chiunque voglia maggiori informazioni o una consulenza.


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