Ischia, indagine sui condoni: il racconto del proprietario della palazzina dei bimbi


Stamattina, secondo quanto riferisce il Corriere del Mezzogiorno, i Carabinieri del nucleo operativo di Ischia, su delega della procura di Napoli, hanno acquisito al Comune di Casamicciola i documenti relativi alle pratiche di condono evase nel corso degli anni nell’area interessata dal sisma. Gli agenti sono stati accompagnati dai vigili del fuoco perché l’edificio è inagibile. Sarebbero tantissime le pratiche di condono evase dal comune di Casamicciola con esito positivo.

Attraverso queste la procura di Napoli partirà con le indagini, vi è un unico obiettivo: stabilire se ci sono edifici o palazzine senza condono, quindi non autorizzati, e se siano stati proprio questi la concausa dei crolli. Il terremoto che ha colpito l’isola era di intensità “medio-bassa” e nonostante ciò ci sono stati due morti, oltre 50 feriti, e 2.600 sfollati. Ai microfoni di La Repubblica ha rilasciato una serie di dichiarazioni il proprietario della palazzina in cui vivevano i tre fratellini, Gianni Trani.

Queste le sue dichiarazioni: “Quel secondo piano non esisteva, lo realizzò la famiglia di mia moglie. E poi chiesero il condono. Ma stiamo parlando degli anni Ottanta. Sì, anche la tettoia grande sul terrazzo, che ora si può solo immaginare, fu fatta negli anni Novanta e avemmo accesso ad un’altra sanatoria. Ma sempre senza risposta definitiva. Dovremmo essere processati per questo? Dovremmo essere indicati come colpevoli per aver risposto a una legge e aver pagato all’epoca oneri di urbanizzazione per almeno 5 milioni di vecchie lire, versate quando le lire contavano qualcosa?”

Si legge una forte amarezza in queste parole del signor Trani che continua sottolineando che: Questo palazzo ha trascinato giù tutte le nostre vite, ha polverizzato sacrifici, ma per fortuna ci ha anche restituito vivi. Tutti vivi: compresi quei tre poveri bimbi, perfino il mio cane che era sepolto. Ora solo questo conta. Perché, se proprio bisogna aprirlo un processo e vedere tutto quello che ci ha portato fino a qui, allora consideriamo se non deve essere lo Stato a passarsi una mano sulla coscienza”

Gianni, attualmente, è uno sfollato insieme alla sua famiglia: con sua moglie Concetta e i suoi due figli, già lavoratori a 20 anni .


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