Dal Pascale due supermolecole contro il melanoma: “Dati senza precedenti”


L’Ospedale Pascale di Napoli, eccellenza nella lotta ai tumori, continua a confermarsi orgoglio italiano e napoletano. L’Istituto partenopeo, infatti, ha arruolato il maggior numero di pazienti in due importanti studi presentati al Congresso della European Society for Medical Oncology (Esmo) in corso a Madrid.

Come riporta Il Denaro, gli studi riguardano la lotta al melanoma e la sopravvivenza dei malati nonostante la presenza del tumore sopracitato, strada che porterebbe alla cronicizzazione della malattia stessa e quindi ad un’aspettativa di vita molto alta.

Grazie alla combinazione di due molecole immunologiche, nivolumab e ipilimumab, il 58% dei pazienti è vivo a 3 anni.

“Il trattamento con nivolumab – spiega Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma, Direttore Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative del ‘Pascale’ e senior author dello studio pubblicato sul New England Journal of Medicine – ha evidenziato una riduzione del rischio di progressione della malattia del 35% rispetto a ipilimumab, la prima molecola immuno-oncologica approvata. Sono stati arruolati 906 pazienti, di cui 30 a Napoli: tutti con malattia in stadio IIIb/c o VI dopo resezione chirurgica completa. Si aprono quindi nuove prospettive nella terapia adiuvante del melanoma, cioè dopo l’intervento proprio per ridurre il rischio di recidiva. I tassi di sopravvivenza libera da recidiva a 18 mesi nei gruppi trattati con nivolumab e ipilimumab erano rispettivamente pari al 66,4% e al 52,7%. Va inoltre sottolineato che nivolumab ha raggiunto questi risultati indipendentemente dallo stato mutazionale del tumore”.

Ma il dato più importante è proprio quello numerico: “Il 58% dei pazienti trattati con la combinazione è vivo a tre anni, si tratta di un dato senza precedenti che rende concreta la possibilità di cronicizzare il melanoma in più della metà dei casi perché sappiamo che dopo 36 mesi le percentuali di sopravvivenza si mantengono stabili nel tempo . Inoltre a tre anni il 59% dei pazienti trattati con la combinazione era libero dalla necessità di ulteriori terapie”.

Un’altra speranza nella lotta alla malattia del secolo, che affligge sempre di più la nostra terra.


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