Il Sud cresce ma è allarme giovani: in 2 milioni non studiano né lavorano


Nel 2016, nel Mezzogiorno, il Pil è cresciuto più che altrove. Un dato incoraggiante, che fa ben sperare per il futuro. Eppure, il Sud continua ad essere in chiaroscuro: da un lato la ripresa economica, dall’altro un allarme che spaventa e che riguarda i giovani. A sollevare la questione è Confindustria, con Check Up Mezzogiorno di dicembre 2017, il tradizionale studio elaborato insieme a Srm, Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (centro studi del Gruppo Intesa Sanpaolo).

Dopo la crescita del 2016, anche nel 2017 il Pil dovrebbe avere un incremento superiore all’1 per cento. Ma questo non basta a dare una speranza ai giovani. Sono oltre 1 milione e 800 mila a non studiare nè lavorare, e di questi quasi 800 mila non hanno alcun titolo di studio o al massimo la licenza elementare e media. Così torna a ampliarsi il divario tra chi prende la residenza al Sud e chi la abbandona, con un saldo negativo di oltre 62 mila unità.

Al Sud c’è la percentuale più alta di giovani che lasciano gli studi, la percentuale più elevata di ragazzi che a quattro anni dalla laurea stanno ancora alla ricerca di un lavoro, la quota più bassa di adulti con livello di istruzione elevata e di giovani con istruzione universitaria. E questi dati purtroppo sono indice di un disagio sociale ancora molto distante dal superamento. Nell’indice di progresso sociale, infatti, tutte le regioni meridionali sono nella parte bassa della classifica, penalizzate soprattutto dal parametro delle “opportunità”. Purtroppo, secondo l’Istat, da qui al 2066 circa 5 milioni di cittadini lasceranno il Sud, con conseguente invecchiamento dell’area.

Ma ci sono anche dati molto positivi, come quello relativo al turismo, che cresce di un punto e mezzo in più rispetto al Centro-Nord. A crescere di più è proprio la Campania.


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