Inquinamento al Porto di Napoli: cosa c’è nei fumi di scarico e i rischi per la salute


L’inquinamento oramai coinvolge il mondo intero. Non sembra esistere più un luogo totalmente privo di tale fenomeno. Ci sono vari tipi d’inquinamento e quello dell’aria sembra il più grave. A causa dell’immissione in atmosfera di prodotti provenienti dalle industrie e dai trasporti le conseguenze  sul nostro pianeta stanno diventando via via più gravi.

I trasporti stradali ed aerei contribuiscono molto a questo fenomeno. I trasporti marittimi hanno una conseguenza molto grave perchè immettono in mare prodotti di scarico e sostanze nocive nell’aria. L’impatto delle navi sull’ambiente include le emissioni di gas serra e la possibilità che avvengano disastri petroliferi.

Le emissioni di anidride carbonica sono tra il 4 ed il 5 percento del totale globale. Secondo l’IMO (Organizzazione marittima internazionale) nel 2020 potrebbero aumentare del 2 percento.

Le navi contribuiscono a vari tipi d’inquinamento:

Partiamo dall’acqua di zavorra. La zavorra è una parte della nave che serve a bilanciarla. Viene riempita d’acqua di mare durante la navigazione. L’acqua viene fatta entrare dall’esterno ed in seguito riversata in mare. Se l’acqua viene caricata in un porto e poi riversata in mare aperto provoca un impatto negativo sulla fauna e flora marina. Questo perchè nell’acqua suddetta sono contenuti batteri, virus e specie non autoctone. Se queste vanno ad invadere una nuova area marina creano scompiglio nell’ecosistema.

Le navi contribuiscono anche all’inquinamento acustico. I suoni emessi da esse possono disorientare i cetacei e gli animali. Gli animali non rischiano solo il disorientamento. Possono anche essere colpiti dalle navi durante il passaggio.

L’inquinamento dell’aria viene aggravato dall’ossido di zolfo e dall’ossido di azoto riversati nell’atmosfera insieme al pulviscolo. Queste sostanze gassose non solo vanno a contribuire all’effetto serra, ma hanno un impatto negativo sulla popolazione. Queste vengono trasportate dal vento che quando raggiunge il suolo vengono respirate. Il pulviscolo e gli ossidi danneggiano gravemente il sistema respiratorio e possono provocare tumori.

I liquami da scarico sono un altro problema. Contengono batteri, agenti patogeni e virus. Se non vengono trattati in modo adeguato e riversati in mare potrebbero contaminare pesci e crostacei. Ma questi sono solo alcuni aspetti del grave danno ambientale che provocano le navi. Le navi da crociera sono tra le più inquinanti.

Le aree portuali

Le navi unendosi ai porti incrementano ancora di più l’effetto negativo in quanto i precedenti tipi d’inquinamento vengono a verificarsi in un’area circoscritta. Nei grandi porti sono centinaia le navi che attraccano ogni giorno. Si trovano in presenza di aree urbane. L’inquinamento prodotto dai gas da scarico delle navi, si unisce a quello emesso dai mezzi di trasporto e dalle industrie.

Come conseguenza i livelli d’inquinamento dell’aria nei pressi delle zone costiere è davvero molto alto. Un secondo problema delle aree portuali specialmente nei porti italiani ed in particolar modo nel porto di Napoli è quello di non poter usufruire di una fonte energetica da terra per l’alimentazione delle navi in sosta.

Devono rimanere con i motori accesi per poter mantenere attivi tutti i reparti delle navi. Il fatto che i porti non siano attrezzati per poter in parte fronteggiare il forte inquinamento è un fatto molto grave.

Quali soluzioni ci sarebbero?

Il “Cold Ironing” o più banalmente l’elettrificazione delle banchine portuali. E’ il sistema più efficace per ridurre l’inquinamento nelle aree portuali. Lo svantaggio è il costo annesso al fatto che per essere costruito ha bisogno di una grande area terrestre per l’installazione dei macchinari.

Questo sistema consiste nel fornire energia elettrica alle navi quando sostano nei pressi dei punti di alimentazione vicini agli ormeggi. Prevede dei generatori di energia a terra che permettono alle navi di spegnere i motori, collegarsi ai generatori delle banchine e dare così energia alla nave senza che essa immetta nulla nell’aria. Questo sistema può sfruttare fonti di energia pulita come il sole ed il vento, produrre a sua volta energia elettrica depositata poi negli accumulatori.

Sarebbe una buona soluzione, ma è un metodo che riduce l’inquinamento e non lo elimina del tutto. Un’altra difficoltà che si potrebbe incontrare è il tipo di alimentazione delle navi. Ogni nave potrebbe avere un diverso tipo di alimentazione e non essere adatta al sistema di elettrificazione.

Nel Nord America, in Cina e Giappone sono presenti questi sistemi e riducono l’impatto ambientale nelle aree. In Italia sembrano interessarsi alla soluzione del “Cold Ironing” Civitavecchia, La Spezia e Venezia. Ma per ora i progetti sembrano essere solo aleatori.

L’IMO (organizzazione marittima internazionale) prevede delle regole da rispettare per arginare il fenomeno dell’inquinamento, ma i dati dell’unione europea fanno pensare che c’è bisogno di ricorrere ai ripari il più presto possibile. Si prevede che nel 2050 ci sarà un aumento del 50 percento di emissioni di gas se non si comincia a fare qualcosa.

La campagna” Facciamo respirare il Mediterraneo”

Il 28 marzo 2017 a Roma, presso il Centro Congressi Frantani, si è tenuto il convegno internazionale “Ridurre l’inquinamento atmosferico delle navi nel Mar Mediterraneo” promosso dall ’associazione tedesca NABU e da associazioni ambientaliste di Francia, Spagna, Grecia, Italia. E’ stata presentata la campagna internazionale “Facciamo Respirare il Mediterraneo” che si propone di ottenere dagli stati membri europei che si affacciano sul Mediterraneo (Italia, Grecia, Spagna , Francia) la designazione delle loro acque nazionali e l’intero Mediterraneo “Zona controllata per le emissioni di zolfo”.

L’Associazione Cittadini per l’aria e le associazioni e comitati italiani chiedono:

– che le compagnie proprietarie delle navi da crociera e di trasporto cargo passino volontariamente dal HFO (heavy fuel oil) a carburanti più puliti, per esempio combustibili a basso tenore di zolfo (50 ppm/ i.e. 0,005% tenore zolfo) o GNL;

– che le compagnie proprietarie delle navi equipaggino le loro navi con efficaci tecniche di abbattimento delle emissioni. Attualmente queste tecniche possono essere solo filtri per il particolato dei diesel (DPF) e sistemi catalitici di riduzione delle emissioni (SCRs). I sistemi di depurazione con il lavaggio degli inquinanti (scrubber) non sono una soluzione;

– che i Porti introducano tasse portuali ecologiche che includano anche le emissioni di zolfo, PM e Carbon Black;

– che nei Porti si costruiscano sistemi di alimentazione elettrica in banchina per le navi da crociera (OPS);

– che il rispetto dei vigenti limiti di zolfo dei carburanti utilizzati sia costantemente monitorato e le violazioni sanzionate in modo da rendere – come stabilito dalla normativa Europea vigente – non più conveniente la violazione;

– che le aziende includano le emissioni di zolfo, black carbon e NOx nei loro rapporti di sostenibilità e impronta di carbonio.

– che le competenti autorità facciano sì che le navi e imbarcazioni di proprietà dello Stato o quelle il costo dei cui tragitti viene in tutto o in parte coperto con fondi pubblici (navi di ricerca) utilizzino carburante di qualità superiore con un massimo tenore di zolfo di 50 ppm o un combustibile simile pulito, avendo cura di dotare tali navi di filtri anti-particolato diesel e sistemi SCR, e di introdurre questa tecnologia quale prerequisito per tutte le navi di nuova costruzione.

– che le autorità preposte monitorino affinché siano rispettati i limiti di tenore di zolfo dei carburanti oggi prescritti dalle norme vigenti, imponendo sanzioni effettive nel caso in cui questi limiti siano violati.

– che nei prescritti piani regionali per la qualità dell’aria vengano inserite le analisi, i modelli e le misure necessarie ad ottenere la riduzione delle emissioni navali nelle aree costiere e portuali.

Tra i punti c’è anche la richiesta di elettrificazione dei porti, ma purtroppo ad oggi sembra essere un lontano pensiero per le autorità, ma prima o poi qualche soluzione si deve pur trovare per ridurre il problema inquinamento. 

FONTI


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