Gilda, archeologa napoletana: è in Sudan per interpretare la lingua dei Faraoni neri


Gilda Ferrandino è un’archeologa napoletana, più precisamente ischitana, che ha fatto della sua passione il suo lavoro. Ha deciso di puntare all‘Africa subsahariana. Come racconta La Repubblica, Gilda porta avanti un progetto ambizioso, che ha lo scopo di interpretare la lingua meroitica. Una particolare forma di linguaggio proveniente dal regno di Moroe in Nubia e si parlava dal III secolo a.C. al IV secolo d.C.

E’ una delle poche ad aver accolto la sfida , perchè nessuno si è mai interessato molto a questa perla storica. Griffith, un egittologo inglese del 900 fu il primo a decifrare il sistema di scrittura, ma molti aspetti della grammatica e molte forme sintattiche rimangono ancora oscure.

“Negli ultimi venti anni, grandi passi avanti sono stati fatti grazie al lavoro svolto dal ricercatore francese Claude Rilly. Dopo l’egiziano, il meroitico è la lingua più antica scritta in Africa: fu la lingua dei sovrani che diedero vita al regno di Meroe e che ebbero relazioni con le maggiori culture, egiziana, romana ed ellenistica, che si succedettero sul territorio egiziano. Ma fu anche la lingua parlata da una popolazione che abitava l’area, prima della formazione del regno” ha dichiarato l’intraprendente archeologa.

Inoltre si esprime anche sull’unicità della lingua che sembra unica al mondo poichè non trova similitudini con le altre: “Non essendoci altre lingue antiche con le quali poter effettuare delle comparazioni che possano supportare la traduzione del meroitico, le ricerche sono orientate verso lo studio delle lingue moderne sudanesi nord-orientali. Ma soltanto negli ultimi anni, alcuni studiosi, tra i quali un gruppo di ricercatori dell’Università “L’Orientale”, si sono dedicati allo studio di queste lingue, che peraltro sono attualmente a rischio di estinzione e per la maggior parte delle quali non è stata ancora prodotta una grammatica e un vocabolario. L’analisi linguistica si basa sulla ricostruzione di proto-lingue con le quali sarà possibile poi effettuare delle comparazioni con il meroitico”.

Dunque il suo impegno e la sua passione sono sbarcati in Sudan dove appunto lavora sotto direzione dell’Università degli studi di Napoli “l’ Orientale” che effettua studi e ricerche in Sudan dal lontano 1980. Il progetto si chiama IAEES (acronimo di Italian Archaeological Expedition to the Eastern Sudan) ed ha lo scopo di studiare i rapporti tra il Sudan orientale e le altre regioni come la valle del Nilo, il Deserto Orientale, Mar Rosso.


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