Sospeso incontro per vittime dell’Unità d’Italia, la replica: “Offesi e censurati”


Ma l’Italia di chi è veramente e il Sud che ruolo ha avuto nella storia risorgimentale?

Una domanda strana, ma che ancora oggi è al centro di dibattiti storici, ovviamente non accademici ma che si configurano esclusivamente in incontri improvvisati o in alcune pubblicazioni, il tutto tenuto lontano anzi lontanissimo dai riflettori e dal clamore mediatico. Anche perchè ricostruire in un’ottica diversa quelli che sono stati gli eventi risorgimentali che hanno portato alla nascita dello Stato Italiano sarebbe, a dire di molti, uno scandalo. Idea che il movimento neoborbonico non condivide. Infatti il gruppo capeggiato dal professor Gennaro De Crescenzo non solo continua nel mostrare una storia diversa da quella che a scuola insegnano, ribaltando così l’immagine di un Sud pre-unitario riversato nella miseria totale, ma non di rado organizza eventi ed incontri per diffondere nuove verità su quella che è stata la storia italiana.

Come quello programmato per il 15 e il 21 Febbraio a Bari nella scuola secondaria “Michelangelo”, incentrato sulla Giornata Mondiale delle vittime “meridionali” dell’Unità d’Italia in cui doveva intervenire anche l’autrice Monica Lippolis autrice del libro “L’altra storia”. Questo libro, fondato su dati e documenti d’archivio, ha l’obiettivo di presentare l’Unita d’Italia dal punto di vista dei briganti, scardinando falsi miti ideologici e soprattutto presentando quelle che sono state le devastanti e cruenti conseguenze nel Sud a seguito dell’unificazione. Ma l’incontro è stato sospeso a causa di una lamentela di Alessandro Laterza, sostenuta da Bianca Tragni, scrittrice e giornalista, che hanno sottolineato quanto questo incontro fosse “inopportuno e che esalta proprio i nemici della Costituzione e della cittadinanza (riferito ai briganti)”.

Ovviamente non è mancata la risposta di Gennaro De Crescenzo, presidente del movimento Neoborbonico pubblicata sulla Gazzetta del Mezzogiorno. Nell’articolo il presidente non solo si dissocia dalla polemica scatenata dall’editore e dalla giornalista, inadeguate e contro ogni libertà d’espressione, ma con fatti e dati alla mano ribadisce: “Quelli che vengono presentati sono documenti che dimostrano come i briganti post-unitari non erano affatto criminali o delinquenti”. Ricala poi: “Ma veramente si pensa che i neoborbonici stiano organizzando un ritorno dei Borbone sul trono di Napoli? Forse sono le persone che si avvicinano al nostro movimento in cerca di una storia “altra” e carica di quelle verità e di quell’orgoglio che gli sono stati negati e occultati per 150 anni”. Poi conclude: “Ricordiamo gli appelli indignati contro il nostro giorno della memoria ma non ricordiamo appelli indignati contro il Sud desertificato dei nostri giovani costretti ad emigrare a causa di problematiche che affliggono il Sud mai risolte e che restano in un drammatico silenzio”.


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