Elezioni del 4 marzo: gli 8 motivi per non votare Lega Nord


Siamo quasi alla fatidica data del 4 marzo 2018, giorno in cui gli italiani saranno chiamati ad eleggere il nuovo Parlamento. Come quotidiano meridionalista non potevamo non spendere qualche parola sulla Lega Nord di Matteo Salvini, un partito con il quale il Mezzogiorno ha sempre avuto un rapporto molto complicato, per usare un eufemismo. Vediamo, allora, gli 8 motivi per cui a nostro avviso non solo i meridionali, ma tutti gli italiani, non dovrebbero votare la Lega Nord. Nelle urne, tuttavia, ognuno è libero e responsabile.

1) Il programma. Il programma di governo della Lega Nord prevede una serie di misure, molte delle quali, a dire la verità, potrebbero anche essere condivisibili. Esso contiene tuttavia una serie di promesse in sostanza irrealizzabili, senza indicare le risorse economiche che le rendano attuabili. Solo la Flat Tax costerebbe 50 miliardi di euro, e tra l’altro gioverebbe soprattutto ai più ricchi. A questi 50 miliardi bisogna aggiungere varie decine di miliardi che possano rendere attuabile il programma di governo leghista costituito da ben 74 pagine.

2) Il partito fondato da Umberto Bossi ha costruito il suo successo sul razzismo e l’odio verso verso i meridionali in generale, specialmente i napoletani. Chi è nato al Sud è stato, per parecchi anni, additato come scansafatiche, ladro, inferiore, truffatore, imbroglione. Peccato che, negli ultimi tempi, esponenti di spicco come lo stesso Bossi e il tesoriere Francesco Belsito siano stati condannati (in primo grado) per truffa ai danni dello stato, per essersi appropriati – secondo i magistrati – di somme appartenenti al partito per spese personali.

3) I cori razzisti verso i napoletani e i ripetuti attacchi. È celebre il video in cui Matteo Salvini canta “Senti che puzza…”, un coro purtroppo celebre in cui i partenopei vengono definiti colerosi, terremotati e sporchi. Ma non basta. Come non ricordare il “Forza Etna, forza Vesuvio, forza Marsili” scritto dalla consigliera leghista Donatella Galli, gli insulti razzisti in onda su Radio Padania (emittente della Lega Nord), gli insulti di un parlamentare leghista a Pietro Grasso (“terrone di m***), e tanto altro. Possibile che la Lega Nord sia cambiata? O, forse, Salvini si è accorto che per assicurarsi una poltrona gli serve un bacino elettorale più grande?

4) Il nuovo nemico. Poiché il numero di voti raccolti al Nord calava sempre di più, data l’insoddisfazione dei cittadini governati localmente dalla Lega, Matteo Salvini ha capito che per sopravvivere e, magari, fare un passo in avanti occorreva un bacino più largo, molto più largo. Ha dunque creato “Noi con Salvini”, il quale altro non è che un nome più digeribile – e votabile – per gli elettori del Mezzogiorno che volessero esimersi dal paradosso di divenire sostenitori della Lega Nord. La sostanza tuttavia non cambia, è tutto grasso che cola per la Lega. A questo punto bisognava intercettare un nuovo nemico su cui accanirsi con violenza, ossia l’immigrato, in modo da mettere d’accordo tutti. Al Nord, nel frattempo, alcuni esponenti leghisti continuano ad usare una propaganda antimeridionale. Destano molta preoccupazione, inoltre, affermazioni di Matteo Salvini che ricordano molto da vicino posizioni fasciste, come quelle “pulizie di massa, strada per strada, quartiere per quartiere”, auspicate dal leader leghista.

5) La Lega Nord è responsabile dell’emergenza immigrazione. La legge Bossi-Fini del 2002, nel Governo Berlusconi II, è la norma che in Italia disciplina l’immigrazione ed i suoi firmatari sono Umberto Bossi, che nel 2002 era il segretario della Lega, e Gianfranco Fini, allora leader di Alleanza Nazionale. La Lega Nord, inoltre, era al governo al momento di firmare il Trattato di Dublino (Dublino II) nel 2003, che ha reso operativo il regolamento sulla gestione dei flussi migratori e l’esame delle domande di asilo. È assurdo che, oggi, i “padani” si lamentino e incolpino gli altri per qualcosa di cui sono essi ad avere le responsabilità.

6) La Lega Nord è il più vecchio partito che si trova attualmente in Parlamento, è stato diverse volte al governo e molti dei suoi esponenti sono stati ministri. È, insomma, un partito che fa parte di quell’establishment che tanto critica e contro il quale si scaglia. Se l’Italia ha così tanti problemi, come afferma, qualche responsabilità deve per forza averla.

7) Secondo la Cassazione non è reato dire che Matteo Salvini non ha mai lavorato. Nel 2016 il Tribunale di Bergamo ha accolto la richiesta di archiviazione del pubblico ministero in merito alla querela effettuata dal politico de Il Fatto Quotidiano. All’interno del pezzo è scritto che «Salvini non ha mai lavorato un giorno in tutta la vita», che al Parlamento Europeo «è noto per essere tra i più assenteisti, tanto da essere persino stato ripreso in aula a Strasburgo dal deputato socialista Marc Tarabella durante una delle rare sedute in cui l’eroe padano si è presentato. “Salvini fannullone assenteista: non ha mai lavorato insieme agli altri correlatori preferendo andare in televisione”».

8) Il suo segretario e aspirante Presidente del Consiglio, Matteo Salvini, usa ogni tragedia per tornaconto elettorale. Cavalca ogni notizia di cronaca per fomentare odio e assicurarsi dei voti, senza alcun rispetto verso chi è vittima diretta o indiretta delle tragedie. Ultimamente è accaduto in occasione della morte della povera Pamela Mastropietro, ma sono molti anche gli episodi del passato: lo scrittore Andrea Camilleri ad esempio, nel 2015, lo accusò di fare campagna elettorale su 700 persone morte.


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