Caso Marfella. A Milano per un tumore, i colleghi lo difendono: “Ha fatto bene”


Continuano a far discutere le parole dell’oncologo del Pascale Antonio Marfella. Lo studioso, colpito da un cancro alla prostata, aveva dichiarato che preferisce farsi operare a Milano anziché nell’ospedale in cui lavora. Inevitabili le polemiche generate da queste dichiarazioni.

Ieri vi abbiamo raccontato della replica di Attilio Bianchi, direttore generale dell’Istituto tumori di Napoli che accusa accusa Marfella di parlare “di cose che non conosce. A difendere la scelta di Marfella ci sono due colleghi del Pascale. Uno è il radiologo ed esponente Cisl Roberto D’angelo, l’altro il medico casertano per l’ambiente Antonio Merola.

Antonio è uno stimabile professionista — spiega D’Angelo al Corriere del Mezzogiorno — che ha sacrificato vita e carriera per occuparsi dei rischi della Terra dei fuochi. È seguito un rovesciamento della prospettiva per cui il colpevole di una situazione non è chi l’ha determinata, ma colui che l’ha segnalata all’attenzione pubblica“.

Secondo D’Angelo i cosiddetti “viaggi della speranza” di chi va a curarsi al Nord sono costati “alle regioni del Sud 4 miliardi nel 2015 di cui ben 600 milioni andati alla sola Lombardia“. Non risparmia critiche a quei colleghi che hanno attaccato Marfella solo per aver detto “che il re è nudo. Ma se addirittura l’Ordine dei medici di Napoli ha affermato che un cittadino campano che ha un tumore vivrebbe più a lungo se abitasse in Norvegia!“.

Solidarietà a Marfella anche dal medico Antonio Merola: “Caro Antonio, hai il diritto di ricevere il meglio che la ricerca medica possa offrire ai pazienti. Tu sei un esempio, un testimone e un eroe per noi medici per le tue competenze e battaglie a difesa dell’ambiente. Rispetto molto la tua scelta di farti curare a Milano, purtroppo essa dà adito a facili strumentalizzazioni“.


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