Koulibaly: “Napoletani vittime di razzismo. 10 cm più basso, ADL voleva lo sconto”


E’ stato uno dei migliori giocatori del Napoli e del campionato. Ha fatto festeggiare una città intera dopo l’1-0 di Torino, poi l’errore di Firenze che ha consegnato lo scudetto ai bianconeri. Ha parlato Kalidou Koulibaly, in una lunga intervista a So Foot riportata dalla Gazzetta dello Sport. Tanti i temi affrontati dal senegalese, a cominciare dallo scudetto, sfumato proprio sul più bello.

Lo scudetto l’abbiamo perso contro squadre che avremmo dovuto battere – spiega Koulibaly – Sassuolo, Milan, Chievo. Anche se giocare sempre dopo la Juve non era facile, perché influisce sulla pressione per il risultato. Capisco che fossero in Champions, ma ad un certo punto ne sono usciti ed è stata dura psicologicamente. E difficile è stato assistere alla sconfitta dell’Inter con la Juve”.

Inevitabile anche un pensiero alla serata di Torino, a quello storico 1-0 sulla Juve che porta proprio la sua firma: “Gol allo Stadium? Non mi ricordo più cos’è successo dopo il gol. Per me è importante restituire l’affetto della gente”. Sul razzismo:Difficile far finta di niente. Ma quel giorno un bambino laziale si scusò per quanto successo. Gli regalai la maglia. La volta dopo i tifosi del Napoli vennero allo stadio con delle maschere con il mio volto ritratto. La prova che mi sono vicini. Il problema è di tutto il Paese e anche i napoletani lo subiscono, perché gente del Sud“.

Non proprio chiarissimo, invece, a proposito della sua permanenza a Napoli: “Futuro? Ho ancora tre anni di contratto, vedremo. Peccato Reina sia andato via”. Curioso retroscena, poi, sul suo arrivo a Napoli: “Benitez mi chiamò, ma gli riattaccai in faccia due volte, pensavo fosse uno scherzo. De Laurentiis voleva uno sconto perché ero dieci centimetri più basso di quanto aveva letto su Internet“.

Infine, una battuta anche sull’ex tecnico del Napoli, Maurizio Sarri: “All’inizio però non mi calcolava. Gli chiesi di essere ceduto. Il club si oppose. Poi iniziò a farmi giocare. E pur di non uscire dai titolari giocavo anche se ero sfinito. Sarri mi ha trasmesso un’altra visione del calcio. Certi allenamenti senza opposizione sono da pazzi”.


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