Intesa Cardarelli – Niguarda: Nord e Sud a braccetto per superare le differenze


Sono passati poco più di 150 anni dall’unità d’Italia. Tante le cose che possono cambiare (e che sono cambiate) in un lasso di tempo così ampio, ma una questione è rimasta invariata: la differenza tra Nord e Sud. Spesso sembra quasi che l’unità sia solo formale visto che c’è sempre un motivo per registrare distacchi (talvolta anche ampi), in ogni campo: dalla politica allo sviluppo economico, dalla cultura allo sport (il calcio sopra tutti) o ancora dal lavoro al tasso di criminalità.

Una differenza c’è, lo dice la storia, lo dice la cultura, e non ci si può nascondere dietro ad un dito negandola, ma a farla spesso da padrona è l’esasperazione, sia da un lato che dall’altro, dei concetti e dei toni. A volte sembra quasi che a qualcuno convenga “fomentare” questa differenza, facendosi portabandiera fazioso, con l’unico scopo di denigrare il “rivale”. Sono tanti, ad esempio, i casi di politici che dall’alto delle loro cariche istituzionali sentenziano e pontificano su determinate questioni o eventi, a discapito di questa o quell’altra città o regione. Oppure, chi dovrebbe diffondere la verità, come i giornali, spesso pensano bene di ingiuriare, usando i soliti luoghi comuni, con titoli più beceri che altro, buoni solo (evidentemente) a far vendere qualche copia in più.

La citazione solo di chi, più o meno, è noto pubblicamente non è casuale. Perchè? Perchè la gente comune, non esaltata, questa differenza nella sua testa non la tiene: un ligure “normale”, ad esempio, non ha problemi a recarsi a Sorrento per fare le vacanze e socializzare con la gente del posto, così come un casertano non disdegna le bellezze di Verona o di Firenze. Questa è una considerazione che andrebbe fatta sempre. Non è facile: la storia è storia, non la si può cancellare. Ma se non si parte almeno dalla volontà di ridurle le distanze, queste non si ridurranno mai. Anche perchè ormai sembra diventata quasi un’abitudine (malsana, sicuramente) quella di stare sempre lì a sottolineare in cosa l’altro è “diverso” da me: nord-sud, bianco-nero, eterosessuale-omosessuale, cristiano-musulmano,…

Ma, tornando alla questione Nord-Sud, ad onor del vero si deve dire che qualcosa, di tanto in tanto, sembra muoversi anche a livello istituzionale. Si guardi, ad esempio, alla questione dei “porti chiusi” con la nave Aquarius che con la sua vicenda ha unito e indignato diversi sindaci da Nord a Sud, pronti ad aprire le “porte di casa”, nonostante il veto del ministro Salvini. Un altro passo importante, però, in questa sorta di abbattimento delle barriere, è stato compiuto ieri, con Napoli e Milano (città simbolo di Sud e Nord) pronte a “darsi la mano” in un ambito ostico come quello della sanità.

Infatti, nella sede dalla Regione Lombardia, l’ospedale Cardarelli di Napoli e il Niguarda di Milano hanno firmato, alla presenza dei rispettivi governatori regionali, un protocollo d’intesa per creare sinergie e instaurare collaborazioni, atte a trasferire quanto di buono si è realizzato nel tempo e sfruttare il know how altrui per crescere e innovarsi reciprocamente. Il gemellaggio non è di poco conto ed è destinato, come annunciano i promotori, a durare nel tempo, con il Nord e il Sud che “magicamente” risultano un po’ più vicini, soprattutto in un ambito così “democratico” come la sanità: la malattia colpisce tutti, non fa differenze. Ben vengano allora queste iniziative e si auspica che ne possano arrivare delle altre, per cercare la giusta unità nella giusta diversità. Come si dice? Volere è potere.


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