Saviano chiama tutti contro Salvini: “Basta con il silenzio! Prendete posizione”


Ormai la battaglia tra Roberto Saviano e il neo Governo giallo-verde dura da diverse settimane, con lo scrittore partenopeo che attacca soprattutto il ministro dell’Interno Matteo Salvini e le sue politiche in materia d’immigrazione. Stavolta, però, Saviano chiama a raccolta, dalle colonne de La Repubblica, tutti coloro (dai giornalisti agli scrittori, e tanti altri) che sono contro il Governo Conte, presentato come il governo “del cambiamento”.

Dove siete? Perchè vi nascondete? – chiede Saviano nella sua lunga lettera – Oggi le persone pubbliche, tutte le persone pubbliche, chiunque abbia la possibilità di parlare a una comunità deve sentire il dovere di prendere posizione. Non abbiamo scelta. Il silenzio, oggi, è un lusso che non possiamo permetterci. Il silenzio, oggi, è insopportabile”.

Una mobilitazione, quella promossa dallo scrittore, che è rivolta a tutti per “i diritti di tutti, perché siete già coinvolti”. “La mobilitazione che vi chiedo – continua – riguarda ciascuno di noi. Vi chiedo di mobilitarvi per difendere i diritti che a breve non ricorderete nemmeno più di aver avuto. Ci stanno facendo credere che non ne abbiamo bisogno, ma presto capiremo che più della tracotanza di questo governo, più dell’arroganza di Salvini, quello che ci sta condannando è il silenzio”.

Oggi “si tace per non essere divisivi, perché si teme che arrivino meno proposte, meno progetti. Ma se la pensiamo così, abbiamo già perso”. Addirittura Saviano rimpiange i tempi in cui a governare c’era Berlusconi: “era tutto più chiaro: c’era lui e c’eravamo noi. Prendere posizione contro Berlusconi non significava perdere share, copie, consenso. Oggi non è più così e in questo governo si stenta a scorgere i germi di qualcosa di estremamente pericoloso. Oggi c’è fastidio verso chi travalica i confini del proprio lavoro e del proprio ruolo per fare quello che sarebbe invece normale: controllare chi ci governa”.

Ma i tempi, secondo Saviano, sono cambiati, tanto che chiede: “Non vi sembra piuttosto che i 70 anni di prosperità e pace appena trascorsi ci abbiamo resi permeabili a partiti politici xenofobi? Che ci abbiano resi disattenti se non disinteressati a vigilare su diritti che una volta acquisiti, se non li difendiamo, possono essere spazzati via da qualche post su Facebook e da una manciata di tweet?“.

Questo governo, secondo lo scrittore, specula sulle difficoltà di molti, soprattutto dei migranti, protagonisti di “un orrore davanti al quale non si può tacere: mentre il M5s e la Lega litigano sui punti fondamentali del loro accordo, ci fanno credere che il nostro problema siano i migranti“. Un atteggiamento quello del governo giallo-verde che ha superato i governi precedenti che “non si erano spinti fino a questo punto, ma di certo hanno asfaltato la strada perché tutto questo accadesse“. E a chi ha supportato con il voto (e continua a supportare) questo programma di governo, Saviano dice: “vigilate, non delegate, aprite gli occhi perché le cose si stanno mettendo male, male per tutti“.

A questo punto, Saviano, invita a fare una scelta, ad esprimere con chi si vuol stare: “Ci sono dei momenti in cui diventa cruciale capire da che parte si sta e quindi non basta più delegare la resistenza alla propria arte. Dinanzi a menzogne che crescono incontrastate, a truppe cammellate di bugiardi di professione (al loro cospetto gli scherani di Berlusconi erano dilettanti), davanti al dolore che queste menzogne e questi bugiardi di professione provocano, abbiamo tutti il dovere di rispondere: NON È VERO!”.

La presa di posizione avrà delle conseguenze, dei tentativi di delegittimazione: “Vi diranno: guadagni? Non puoi parlare. Era così che Mussolini trattava Matteotti prima che venisse ammazzato: sei figlio di benestanti? Non ti puoi occupare di istanze sociali. Pensateci: ma davvero siamo tornati a questo? E soprattutto, davvero stiamo accettando tutto questo? Accettiamo di essere intimiditi da questa comunicazione criminale? Dovremmo vergognarci del frutto del nostro lavoro? Scrittori, l’attacco al libro, alla conoscenza, al sapere è quotidiano. ‘Vai a lavorare’ viene detto a chi scrive. Il primo passo di qualsiasi deriva autoritaria parte da disconoscere la fatica intellettuale, togliere alle parole la dignità di lavoro. In questo modo resta solo la propaganda”.

Infine, una citazione sulla querela di Salvini su carta intestata del ministero, un “gesto autoritario” utilizzato “per intimidire non solo me, ma anche voi”. “Non vorrei pensiate che vi stia chiamando a raccolta per difendere me – ha ancora scritto – ma vorrei capiste che il tempo per restare nelle retrovie è finito. Dovrete assumervi la responsabilità di ciò che accadrà: o complici o ribelli”.


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