Giovani del Sud incapaci ad apprendere. L’assurda allusione del Sole24ore


Sapevate che noi meridionali siamo meno capaci di apprendere dei nostri fratelli del Nord? A dirlo, tra le righe, un articolo a cura di Eugenio Bruno pubblicato su Il Sole 24 ore. È proprio il caso di dire che le parole, troppo spesso, vengono utilizzate male e con superficialità. Dietro ad ogni singola parola si cela un significato nascosto e spesso i sinonimi finiscono con il dare un senso diverso (per non dire distorto)  al discorso che si vuole affrontare.

L’articolo de Il Sole 24 ore mira a denunciare il  presunto divario esistente tra Nord e Sudin merito all’istruzione. L’articolo esordisce così: “Almeno alle elementari la differenza tra Nord e Sud nelle capacità di apprendimento degli studenti si attenua“. Basta fare un po’ di attenzione per notare alcuni particolari sgraditi, come quell’ “almeno” che sottintende la presenza di chissà quanti divari, di chissà quante e profonde differenze. Un’allusione sottile che si concretizza in una parola apparentemente banale, in un semplice ed innocuo “almeno“.

Ma il peggio si nasconde nel concetto sul quale si impernia l’intera questione. L’articolo di Bruno infatti parla di “capacità di apprendimento” e non di grado di istruzione o di dispersione scolastica (piaga sociale piuttosto dilagante nel Sud Italia). L’espressione “capacità di apprendimento” si riferisce infatti alla predisposizione da parte dei ragazzi ad apprendere nuovi concetti.

I bambini “incapaci ad apprendere” sono coloro che, usando termini pedagogici, presentano disturbi dell’apprendimento “ Una generica definizione che comprende molteplici patologie specifiche, che bloccano o rallentano l’avanzare dello sviluppo scolastico e, a volte, neuropsicologico dei giovani studenti. Spesso tali difficoltà non vengono riconosciute o sono banalizzate quali ipotesi di svogliatezza, di disinteresse o di oppositorietà“. Non bisogna esser laureati in psicologia o in scienze dell’educazione per comprenderne la differenza.

Un rigo più sotto l’articolo continua con un “Primi segnali di risveglio del Mezzogiorno”. E anche qui, senza voler esser eccessivi e ridondanti, risulta piuttosto immediata una domanda: Risveglio da cosa? Su cosa noi meridionali abbiamo dimostrato di non essere abbastanza svegli e sagaci?

Veniamo spesso tacciati di vittimismo, affetti da una strana mania di persecuzione che ci rende ostili e distanti dal comune sentimento di patria a noi sconosciuto, eppure troppo spesso articoli del genere, lasciano passare messaggi fuorvianti e pericolosi.


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