La causa del cancro fu scoperta nel 1923, ma è stata nascosta. È davvero così?


Da non molto tempo gira sul web la notizia che la causa principale del cancro fu scoperta nel 1923 dallo scienziato, premio Nobel per la medicina, Otto HeinrichWarburg.

Questa notizia è stata presentata come una scoperta sensazionale e celata dal mondo medico e farmaceutico con il solo scopo di continuare a raccogliere soldi per la ricerca. In realtà la scoperta all’epoca fu davvero eclatante, infatti, lo scienziato tedesco individuò una differenza fondamentale tra le cellule sane e quelle cancerose e cioè la velocità di flusso della glicolisi, indicata tuttora come effetto Warburg.

La notizia circolata su internet è molto interessante perché spiega il processo e gli alimenti che contribuiscono allo sviluppo di un tumore o gli alimenti che lo prevengono, spiega che le cellule tumorali possono sopravvivere soltanto con glucosio e in un ambiente privo di ossigeno e che quindi il cancro non è altro che un meccanismo di difesa che hanno alcune cellule del corpo per sopravvivere in un ambiente acido e privo di ossigeno. Infine l’articolo si conclude affermando che la cosa è stata nascosta per così tanti anni perché c’è stata una cospirazione delle industrie farmaceutiche ai danni dei tanti malati.

Ovviamente numerose sono state le smentite e i post di medici contro questa “bufala”, come l’hanno definita. Ma riflettiamo: quante volte abbiamo sentito parlare di cibo spazzatura? Dell’importanza dell’attività fisica? I media sono pieni di campagne contro i fast food e pro verdure crude, contro la vita sedentaria e quante volte i medici ci dicono di ridurre il consumo settimanale di carne? Come è possibile leggere anche nell’ intervista al notissimo oncologo italiano Umberto Veronesi, in cui spiega proprio le cause e gli alimenti da evitare per prevenire il cancro.

Quindi rendiamo onore ad un grande scienziato, per aver fatto un’importantissima scoperta, ma rispettiamo il lavoro che ogni giorno compiono le migliaia di ricercatori, a volte costretti ad emigrare pur di affermare i propri studi, senza dei quali oggi, probabilmente la vita media non sarebbe così lunga.

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